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«Cosa farei per poter fumare un’ultima volta con te». L’ultimo saluto a Michelle è una canna su Instagram. A postare la foto è un’amica del cuore, la stessa che poche ore dopo attacca il giovane accusato dell’omicidio: «L’hanno trattenuto perché se fosse fuori sarebbe già morto». Rabbia, disperazione. E soprattutto la droga, che torna come un’ossessione in questa storia di vite spezzate.
Che rasenta la normalità per un pezzo di gioventù abbandonata a se stessa. «Non è che se ti fai qualche canna con gli amici sei un delinquente, qui fumiamo tutti», dice Riccardo (il nome è di fantasia), uno degli amici di Michelle, cresciuto come lei nel “Bronx” di Torrevecchia. «Ci troviamo di fronte a ragazzi dai 12 ai 16 anni a cui vengono affidati i compiti più disparati», dicono gli investigatori.
Anche O., che vive a Primavalle, era uno di loro. Sul suo profilo Instagram, mentre si mostrava fiero in atteggiamenti da gangster, esibiva pezzi di fumo e canne di dimensioni notevoli, proponendo in vendita ai follower anche la purple drank , la “droga della trap”. Sua madre Angela, interrogata, ha detto di non sapere che il figlio facesse uso di stupefacenti.
Oggi il suo dolore è immenso, insieme alla vergogna: «Non posso credere che sia veramente successo ». Una vita passata a pulire i condomini del quartiere spesso lasciando solo il figlio, cresciuto senza padre. «Mi sono sacrificata per lui, per garantirgli un futuro. Ho fatto tutto per lui, lavorando giorno e notte. Quello che ha fatto mi devasta. Non riesco a crederci. Sono distrutta. Sono morta anche io. Ha ucciso due donne: ha ucciso anche me».
Michelle e il suo assassino si conoscevano da anni, ma si erano avvicinati solo negli ultimi mesi. Mesi duri per la ragazza, cresciuta con la zia Viviana, il suo “faro”, che ha cercato di salvarla fino alla fine. Quella con O. non era una relazione, anche gli inquirenti ne sono convinti. Ma non per questo il rapporto non era intimo. Negli ultimi tempi il ragazzo, che aveva lasciato la scuola, andava a prenderla all’uscita, le poche volte che lei decideva di andare a lezione.
Michelle era cambiata: se n’erano accorti anche i docenti del liceo Gassman, che negli ultimi mesi la vedevano strana, assente, intorpidita. Il sospetto è lei e O. facessero uso di stupefacenti insieme. «Michelle aveva perso la bussola soprattutto dopo la morte della nonna», confida chi l’ha vista soffrire, ma non è intervenuto.
la madre Daniela, che e il padre Gianluca contestano la versione di O., della lite per un debito di droga da 20 euro: «Facciamola crollare, questa ipotesi. Fosse vero, è un’aggravante per lui». Eppure proprio la droga sembra il fil rouge che unisce tutti i tasselli di questa storia.
Il profilo Instagram di O. era pubblico: eppure nessuno sembrava essersi impensierito per la sua presenza nella vita di Michelle. «Non si preoccupi, signora, a sua figlia voglio bene»: così lui stesso, il giorno prima dell’omicidio, aveva rassicurato la madre, «Lei era la mia amica del cuore», ha detto O. agli inquirenti. Non ha versato una lacrima.
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