Chissà se quell’agiografia a doppia pagina dopo l’ennesima sconfitta stagionale aveva il sapore del commiato. Urbano Cairo se n’è infischiato delle critiche dei tifosi e, sfruttando l’ormai acclarato conflitto d’interessi in quanto contemporaneamente editore della Rosea e patron granata, ha fatto pubblicare un trionfale articolo di celebrazione sulla La Gazzetta dello Sport per essere diventato il presidente del Torino più longevo di sempre, con 7.301 giorni iniziati il 2 settembre 2005. Quasi 20 anni che gli hanno fatto superare Orfeo Pianelli, il precedente detentore del record dal 1963 al 1982.
Un ventennio di mediocrità, a guardare i risultati sul campo. E che rischia di terminare presto, addirittura con un’imminente data cerchiata in rosso sul calendario: quella di mercoledì 4 dicembre, quando potrebbero concretizzarsi le voci di cessione della società che si rincorrono da settimane.
Ancora nulla di ufficiale, ma diverse fonti accreditate convergono sullo scenario che vede la trattativa in via di definizione, con il closing fissato appunto per il 4 dicembre. Il Toro passerebbe di mano per finire sotto la gestione di Red Bull, il colosso austriaco delle bevande energetiche, degli sport estremi e della Formula 1 che ha già messo da anni le radici nel calcio internazionale, e gli esempi virtuosi del Salisburgo in Austria e del Lipsia in Germania sono lì a dimostrarlo, oltre alla fresca salita a bordo dell’ex allenatore del Liverpool Jurgen Klopp, che dal primo gennaio 2025 ricoprirà il ruolo di Global Head of Soccer del gruppo.
Come raccontato da Lettera43, Red Bull vorrebbe investire mettendo le mani sulle infrastrutture torinesi, partendo dall’ammodernamento dello stadio e arrivando pure al Pala Alpitour, dove si giocano le Atp Finals di tennis.
A confermare che qualcosa stia davvero bollendo in pentola si erano aggiunti anche i sussurri di un incontro segreto tra il presidente e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, riportati da La Stampa. E ora, dopo che si era parlato anche di un coinvolgimento arabo nell’operazione, con l’ingresso del noto fondo sovrano saudita Pif, e di cifre oscillanti dagli esosi 500 milioni di richiesta iniziale a una somma più consona intorno ai 200 milioni, la trattativa potrebbe essere davvero a un passo dalla conclusione. Dopo 20 anni di regno di Urbano, con 456 milioni spesi in acquisti tramite player trading, di cui 78 messi dal patron “di tasca sua”. E pochi bei momenti (un solo derby vinto contro la Juventus, nel 2015) lasciati nei ricordi dei tifosi.
In generale, il clima di (s)vendita accomuna una bella fetta della Serie A. Al di là delle voci (che tra smentite e conferme continuano a circolare) di un disimpegno dei Friedkin dalla Roma, c’è il caso dell’Hellas Verona sempre più vicino a essere ceduto dall’attuale presidente Maurizio Setti a Presidio Investors: costo dell’operazione tra i 72 e i 75 milioni di euro, poi il fondo texano – che ha già incontrato il sindaco Damiano Tommasi – vorrebbe demolire lo stadio Bentegodi e ricostruirlo da zero.
Aria di liquidazione pure per 777 Partners, gli affaristi statunitensi che hanno messo sul mercato il Genoa dopo anni a farsi detestare da altre tifoserie in giro per il mondo all’interno del loro sistema di multiproprietà. Anche se la pista più calda potrebbe essere quella del Monza, l’ex giocattolino di Silvio Berlusconi che ora Fininvest vuole sbolognare: secondo i rumor questa settimana dovrebbe arrivare l’annuncio dell’accordo con – tanto per cambiare – un altro fondo Usa, Gamco Investor, gestito dall’italo-americano Mario Gabelli.