Mario Draghi, l’ex presidente della Banca Centrale Europea, sta attirando sempre più attenzione come possibile candidato alla presidenza della Commissione Europea per il periodo 2024-2029. Le sue recenti apparizioni e discorsi nelle istituzioni europee sono stati considerati una sorta di “discesa in campo”. A meno di due mesi dalle elezioni europee, la candidatura di Ursula von der Leyen ha perso terreno, e il nome di Draghi è stato ripetuto in molti incontri bilaterali. Alcuni stanno persino iniziando a discutere delle condizioni e degli schemi che potrebbero portare alla sua nomina come presidente della Commissione. La riflessione principale riguarda il ruolo del Partito Popolare Europeo (PPE), che tradizionalmente occupa la poltrona più alta a Palazzo Berlaymont.
L’“Operazione Draghi” sembra essere entrata in azione. SuperMario, come viene affettuosamente chiamato, continua a dichiarare di non essere in corsa per la guida della Commissione Europea. Tuttavia, il suo discorso di ieri, in cui ha affermato di proporre cambiamenti radicali, è stato interpretato come la piattaforma per il prossimo esecutivo europeo. Con la candidatura di Ursula von der Leyen che sembra inciampare, sono iniziate le manovre per portare “Maropio” (come viene scherzosamente chiamato) alla guida dell’Unione Europea. Si dice che un capo di governo del Partito Popolare Europeo (PPE) dovrebbe ufficialmente proporre l’ex premier italiano. Il PPE, che probabilmente si confermerà come il primo gruppo parlamentare europeo, vede il polacco Donald Tusk come il candidato più accreditato. Nel frattempo, le parole di Viktor Orbán, l’uscita di Roberto La Russa e il silenzio di Giorgia Meloni stanno alimentando le discussioni e le strategie politica.