RITUALI BUDDISTI GRATIS. RITUALI BUDDISTI GRATIS AL339-2729722. Il termine buddhismo deriva dal sanscrito e significa buddha-śasana è una delle religioni più antiche, più famose e più diffuse al mondo. Nasce dall’indiano Siddhartha e si fonda su quattro dottrine o nobili verità. Con la parola buddhismo si sta a indicare quindi l’insieme di tradizioni, metodi di pensiero, pratiche e tecniche spirituali, individuali e devozionali, nate dalle differenti interpretazioni di queste quattro dottrine. Il Buddhismo nasce e si sviluppa in India, nel VI secolo a.C. Nei secoli VI e V a.C., gli uomini si impegnano principalmente alla ricerca del mistero e sul significato della vita; l’uomo inizia così ad interrogarsi sul perché esista il dolore, e la morte, perché c’è il bene e il male; non gli basta più ripetere forme religiose e riti magici di secoli precedenti, ma vuole cercare risposte più legittime alle domande che ci siamo sempre posti fin dalla nascita del primo uomo. Questo periodo storico corrisponde all’avvento della filosofia di Socrate e Platone in Grecia e di Confucio in Cina. Come abbiamo detto questa religione parte dall’India, ma nei secoli successivi, piano piano si diffuse nel Sud-est asiatico e in Estremo Oriente, giungendo infine a partire dal XIX secolo, anche in Occidente. Il fondatore di questa religione fu il Siddhartha, ovvero colui che molto più comunemente chiamiamo il Buddha. La parola Buddha significa “chi conosce o raggiunge l’illuminazione”. Il vero nome del fondatore del Buddhismo è in realtà il Siddharta. Nasce circa nel sesto secolo avanti cristo in una famiglia di origine reale, del clan dei Sakya, e vivevano a Kapilavastu, una regione che oggi corrisponde ad una piccola parte del Nepal meridionale, a circa 170 chilometri dall’odierna Benares. I genitori prendevano il nome di Suddhodana il padre e Mahamaya, la madre. Dopo la nascita, a corte vengono invitati asceti e brahmani per effettuare celebrazioni di buon auspicio ma durante l’evento, il saggio Asita annuncia che il Siaddharta è destinato a diventare o un Chackravartin, cioè un monarca universale. Tutto ciò preoccupò molto la famiglia reale soprattutto il padre. Il giovane principe aveva a disposizione tutto ciò che desiderava e godeva di tutte le comodità dell’epoca, nel lusso più sfrenato. A 19 anni sposò una donna affascinante e bellissima che si chiamava Yasodhara. Per tanti anni visse una vita ricca di lusso e felicità domestica. Ma un giorno incontrò una persona anziana, un malato, un morto ed un monaco. Tutto ciò lo colpì profondamente. Quando si rese conto che la vecchiaia, la malattia e la morte sono ilo destino che colpisce l’intera umanità e che vi sono delle persone che aspirano ad una vita diversa, prese la decisione di dedicarsi anche lui alla ricerca della verità assoluta. All’età di 29 anni decise di lasciare tutto e di ritirarsi in alcuni luoghi solitari per iniziare a meditare su tutto ciò. La sua casa divenne così la foresta, si tagliò tutti i capelli dal capo, si mise l’abito giallo di un eremita e per sei lunghi anni cercò una soluzione a questi problemi. Chiese il parere a diversi famosi maestri, si diede all’ascetismo più rigido ma tutto ciò fu vano in quanto non riuscì a trovare alcuna Risposta ai suoi interrogativi. Una notte, però, si sedette sotto un albero di fico e promise che non si sarebbe più spostato da lì finché non avesse trovato la soluzione al problema. Sotto quell’albero lottò la battaglia finale ovvero quella contro le inclinazioni e i desideri del cuore umano, la guerra contro l’amore per il mondo, l’inganno, l’aspirazione a vivere, alla gioia, contro il desiderio dell’onore, della felicità, della vita familiare, dell’agio, del potere e così via. Fu assalito dallo spirito maligno Mara, ma Siddharta superò tutte le tentazioni. Dopo quarantanove giorni di meditazione e riflessione, in una notte di luna piena nel mese di maggio, presso il luogo che prende il nome di Buddhagaya, egli conquistò l’illuminazione ovvero riesce ad arrivare al Nirvana. Da allora fu famoso e chiamato con il nome di Buddha. Aveva trentacinque anni quando capì che il suo scopo era quello di diffondere la dottrina a tutti. Quindi per altri quarantacinque anni vagò per il nord dell’India insegnando e predicando il suo messaggio di speranza e di felicità. Morì all’età di 80 anni presso Kusinara, in una notte di luna piena nel mese di ottobre circondato dai suoi discepoli. Il Buddha non tramandò nulla per scritto, e nulla di tutto ciò che aveva insegnato venne messo per iscritto, mentre era ancora in vita. Solo diversi anni dopo la sua morte, si creò una raccolta di volumi scritti, grazie a vari racconti trasmessi oralmente. I testi sacri dichiarati nel buddhismo sono quindi raggruppati in Canoni, suddivisi in base alle scritture usate: il Canone Pali, ed il Canone Sanscrito.
Subito dopo aver ottenuto l’Illuminazione, il Buddha fece un discorso in cui mise in moto la Ruota del Dhamma questo discorso venne fatto a colore che sarebbero diventati i suoi primi 5 discepoli. Il Buddha descrisse quello che costituisce il fulcro del suo insegnamento, il messaggio che ha lasciato all’umanità. Le Quattro Nobili Verità, secondo il Buddha sono parte integrante della vita di ogni essere umano. La prima Verità è l’esistenza della sofferenza. Nel suo primo insegnamento, il Buddha raccontò con limpidezza la situazione di sofferenza. Essa è presente nel nostro stato di esistenza: c’è la sofferenza della malattia, dell’invecchiamento, della povertà, della morte, ma anche il disagio nel non avere ciò che desideriamo o nello smarrire quello a cui teniamo. È molto importante capire perché il Buddhismo pone come fase fondamentale del proprio sviluppo spirituale la coscienza del proprio stato di sofferenza. Lo scopo principale del Buddhismo è quello di raggiungere la completa liberazione dalla sofferenza e dal dolore. Tale liberazione, può succedere solo se ci sforziamo e applichiamo alla vita di tutti i giorni i proposti che insegna il Buddha. Molto importante e necessario essere particolarmente motivati a raggiungere tale liberazione. Una forte motivazione, infine, si può ottenere solo se si ha consapevolezza dello stato che si vuole abbandonare e lasciar andare. Per questo motivo è necessario identificare il proprio stato di sofferenza, senza farsi sopraffare da atteggiamenti pessimisti, ma rimanendo realisti riguardo la propria situazione. La seconda nobile verità è la causa della sofferenza. Quando si è capito la situazione di sofferenza è necessario capire quale sia la sua origine e da dove deriva. La religione buddhista determina l’origine della sofferenza basandosi sulla legge di causa ed effetto, per la quale qualsiasi evento o qualsiasi situazione ci si trovi a vivere dipende da azioni intraprese in precedenza o nel nostro passato. La dottrina buddista si basa gran parte sulla legge di causa ed effetto utilizzando pertanto un’ analisi logica rigorosa ed elaborata, tutto ciò è molto simile all’approccio tipico della scienza occidentale. La conseguenza di tale analisi è che la provenienza principale delle nostre sofferenze risiede nei cosiddetti veleni mentali, tra i quali il principale è l’ignoranza, ovvero la non conoscenza del reale modo di esistenza di tutti i fenomeni. Da questa forma di ignoranza discendono gli altri veleni mentali, e sono: odio, astio, attaccamento, invidia, orgoglio e dubbio. Sulla base di queste inclinazioni mentali negative vengono poi compiute le azioni negative attraverso il nostro corpo e la nostra anima, come ad esempio rubare, uccidere, avere una condotta sessuale scorretta, mentire, calunniare o usare parole che provocano sofferenza o portano a ostilità. È fondamentale quindi andare indietro nel tempo fino al momento della nostra nascita, tutte le situazioni che sperimentiamo dipendono, oltre che dalle condizioni attuali, anche da cause fondamentali poste in antecedenza, è quindi necessario attestare l’esistenza di vite precedenti alla nostra nascita, per non cadere in una contraddizione logica. La filosofia Buddhista sostiene, sulla base della legge di causa ed effetto, che ogni individuo è represso in un ciclo continuo di morte e rinascita (Samsara), dove conosce un grado di sofferenza dipendente dalle azioni da lui compiute in passato. Questo principio prende il nome di Kamma e significa azione. La terza Nobile Verità prende il nome di La cessazione della sofferenza. L’esecuzione della seconda Nobile Verità, che individua per ogni sofferenza una causa, è di basilare importanza nello sviluppo della liberazione da essa: infatti, dato che la sofferenza ha una causa, ne comporta che rimuovendo tale causa si eliminerà anche la sofferenza correlata. Su questa fonte si basa quindi la spiegazione dell’intero sentiero spirituale buddhista, che si basa sull’eliminazione di tutte le cause della sofferenza per ottenere finalmente la liberazione. La quarta e ultima Nobile verità si chiama il Sentiero per la liberazione dalla Sofferenza. Nel suo ultimo insegnamento il Buddha presentò il metodo vero e proprio per raggiungere la liberazione dalla sofferenza. Tale sentiero, prende il nome di “La Via di Mezzo”, fronteggia i due opposti: l’estremo della ricerca della felicità attraverso la soddisfazione dei piaceri sensoriali e l’estremo dell’automortificazione delle diverse forme di austerità di vita. In estrema sintesi l’intero percorso spirituale buddhista, suddiviso in otto aspetti basilari (Retta Comprensione, Retto Pensiero, Retta Parola, Retta Azione, Retta Condotta di vita, Retto Sforzo, Retta Consapevolezza e Retta Concentrazione), tutto ciò guida il praticante verso lasciare andare tutte le azioni negative di corpo, parola e mente, eliminando tutti i veleni della mente e coltivando solamente aspetti positivi.
Molte persone si chiedono che cosa sia in realtà il buddhismo, se una religione, una filosofia di vita oppure è solamente psicologia. Dato il significato dei suoi molteplici insegnamenti potrebbe essere ritenuto una filosofia di vita, essi rappresentano una visione logica e completa. Ma a differenza della filosofia che si limita a spiegare le cose su un livello formale, di parole e idee, le dottrine del Buddha lavorano con la nostra totalità. Sia la filosofia che la pratica buddhista conducono verso una limpidezza del pensiero ma solo il buddhismo può condurre verso una trasformazione conclusiva perché dà una soluzione pratica agli eventi, sia interni al nostro corpo che esterni ad esso, testati nel quotidiano. Proprio perché la dottrina Buddhista è in grado di cambiare radicalmente le persone che la praticano, alcune persone considerano il buddhismo una specie di psicologia. Le tante scuole di psicologia cercano tutte di aiutare le persone a non essere un ostacolo per la società e a non avere troppi problemi personali. La psicologia e il buddhismo permettono alle persone di cambiare loro stesse, ma solo il buddhismo è per coloro che sono già sani. Possiamo quindi sostenere che il buddhismo inizia dove la psicologia finisce. Il buddhismo della Via di Diamante diventa uno strumento utile per coloro che sono già stabili e sperimentano lo spazio come felicità e non come una provocazione. Tali insegnamenti sviluppano l’assenza di paura, la felicità, l’allegria, l’amore e le ricchezze della nostra mente. Se decidiamo di impiegare gli insegnamenti del buddhismo alla nostra vita nascerà in noi una profonda e radicata fiducia nelle nostre capacità, dando a tutte le situazioni il gusto del significato e della crescita. Quando poi accrescerà la consapevolezza della natura condizionata di tutte le cose, i concetti rigidi non ci saranno più e ci saranno solamente le qualità di corpo, parola e mente. il risultato finale che porta praticare il buddhismo va oltre tutto ciò che è intelletto o terapeutico, quindi non è né filosofia né psicologia, si può definire come uno stato di perfezione aldilà dei concetti. Il buddhismo è la combinazione di logica e del potere di trasformazione, attraverso pratiche che puntano a stati della mente duraturi e permanenti e al di là del livello personale, il buddhismo si può quindi definire come una religione di esperienza.
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