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Putin è bollito a puntino o ancora ci vuole?

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In questa fase della guerra la domanda chiave diventa: riuscirà l’offensiva ucraina nella regione di Kursk a costringere lo Stato maggiore russo a fermare la sua avanzata nel Donbass per inviare truppe a tappare le falle? Se i russi dovessero mutare le loro strategie sotto pressione di Kiev, significherebbe fondamentalmente tre cose: 1) Putin non […]

In questa fase della guerra la domanda chiave diventa: riuscirà l’offensiva ucraina nella regione di Kursk a costringere lo Stato maggiore russo a fermare la sua avanzata nel Donbass per inviare truppe a tappare le falle? Se i russi dovessero mutare le loro strategie sotto pressione di Kiev, significherebbe fondamentalmente tre cose: 1) Putin non ha riserve a sufficienza e il suo esercito è molto più debole di quanto vorrebbe fare credere;

Gli ucraini hanno ripreso l’iniziativa, dettano il passo, utilizzano al meglio le loro forze e hanno ancora parecchie carte da giocare; 3) bloccare o addirittura ricacciare indietro i russi nel Donbass porta a indebolire i piani annessionistici di Putin e a rimettere sul tavolo dei negoziati la questione di tutti i territori ucraini occupati.

In verità, ancora non sappiamo però se i comandi russi siano davvero pronti a ridispiegare il meglio delle loro unità per concentrarle su Kursk.

Secondo l’esperto ucraino di cose militari, Roman Svitan: «Per i comandi di Kiev la situazione a Donetsk resta drammatica. I russi sono molto più forti, avanzano e gli ucraini non hanno modo di fermarli». E aggiunge: «Putin da tempo si era posto come obbiettivo principale quello di conquistare l’intero Donbass entro la fine dell’estate.

Intende raggiungere i confini regionali e quindi trincerare le sue truppe per poi attendere la fine dell’inverno. Lui privilegia il Donbass a Kursk, che ai suoi occhi resta un piccolo pezzo di terra russa che si può liberare più avanti senza grande sforzo». A quel punto l’azzardo ucraino rischia di rivelarsi perdente, a causa del dispendio di uomini e mezzi a Kursk.

Su questi temi ragiona anche il generale 78enne Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e della Difesa. «Mi sorprende che siano già trascorsi otto giorni (nove oggi, ndr ) e ancora manchi una efficiente risposta russa all’avanzata ucraina a Kursk. Mi sarei aspettato una reazione veloce.Non sembra che le truppe di Mosca abbiano forze adeguate, forse hanno sottovalutato il pericolo. L’area ormai è molto vasta, non sappiamo quanti soldati ucraini siano coinvolti, ma è chiaro che non si tratta affatto di un blitz veloce. Tutto questo si potrebbe tradurre in oggetto di un serio negoziato nel futuro».

Conseguenze? «L’offensiva sta avendo risultati positivi per gli ucraini, che a loro volta impongono con durezza la richiesta del ritiro russo dai propri territori. Ma va aggiunto che questa posizione rispecchia i principi del diritto internazionale contrari all’acquisizione di territori con l’uso della forza». Camporini non si tira indietro nell’affrontare il dibattito che investe le posizioni del governo italiano sull’uso delle nostre armi in territorio russo in chiave offensiva.

«Chi teme il rischio di escalation non sa di cosa parla. Sono convinto che i piani russi al momento non contemplino il ricorso alle armi nucleari tattiche. Interessante invece che il Cremlino sguarnisca Kaliningrad per mandare truppe a Kursk. Gli ucraini hanno la piena legittimità nell’utilizzare le armi fornite da noi occidentali per bloccare gli attacchi russi a Kursk, con buona pace di chi tra noi alleati è contrario. Ovvio che gli ucraini oggi hanno tutto il diritto di attaccare in territorio russo per difendersi».

Le colonne di soldati ucraini avanzano in territorio russo, nonostante tutto e smentendo i comunicati diffusi da Mosca. A nove giorni oggi dall’inizio dell’invasione della regione frontaliera di Kursk, gli ucraini si dimostrano in grado di tenere a bada la reazione nemica.

«La nostra avanzata a Kursk sta andando bene. Stiamo raggiungendo i nostri obiettivi strategici e siamo riusciti a fare prigionieri da scambiare coi nostri soldati», dichiara Volodymyr Zelensky. Ieri il presidente ucraino ha tenuto una riunione con i suoi maggiori collaboratori e il capo delle forze armate, generale Oleksandr Syrskyi, con l’intenzione di creare un’amministrazione temporanea incaricata di governare le zone occupate. […]

Secondo gli analisti, le truppe ucraine impegnate nell’area sarebbero oltre 10.000; non si hanno informazioni sulla consistenza delle forze russe.

Tre giorni fa, ancora Syrskyi aveva dichiarato di controllare circa 1.000 chilometri quadrati. Se fosse confermato, ciò significherebbe che in meno di una settimana gli ucraini avrebbero occupato un territorio vasto più o meno quanto quello invaso dai russi tra gennaio e luglio scorsi.

Mosca ammette di avere perso una parte della regione, ma molto più limitata di quanto non affermi Kiev. Intanto cresce il numero dei civili russi sfollati dalle zone dei combattimenti.

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