Sophie Rain è una americana di 20 anni: il suo nome è diventato noto un mese fa perché ha pubblicato su X il suo fatturato del 2024. Ha guadagnato, a suo dire, 43 milioni di dollari con contenuti per adulti sulla piattaforma di Only Fans. […] Intervistata da uno youtuber, qualche settimana fa Rain ha anche raccontato di essere una “devota cristiana” e di essere ancora vergine.
A metà dicembre, Rain ha deciso di alzare il tiro e ha fondato The Bop House, una villa con piscina di tre piani e innumerevoli stanze in cui vive con altre sette ventenni, anch’esse creatrici di contenuti per adulti e per i social network. Poco dopo ha lanciato il profilo “Bop House” su Tik Tok. In gergo, questo tipo di struttura è definita “content house” ed è utilizzata da molti influencer.
Solo che mentre le content house solitamente sono composte da Youtuber e influencer tradizionali, The Bop House è composta interamente da creatrici di contenuti per adulti. Il nome potrebbe anche essere un riferimento a questo: “Bop” è infatti sia un termine che si ricollega al mondo della musica e dei ritmi orecchiabili e ballabili, sia in alcuni contesti un’allusione alla assenza di freni inibitori in ambito sessuale.
Come se tutto questo non fosse già sopra le righe, soprattutto in social network frequentati da minorenni e under 13, poco dopo il lancio Bop House ha annunciato di star cercando altri membri, chiedendo suggerimenti ai loro follower (arrivati a 1,2 milioni in pochissimi giorni).
A quel punto, molti fan hanno consigliato di aggiungere alla casa, una Tiktoker con 12 milioni di follower.
Come nel caso del Calippo tour, queste content creator sono abili nel giocare sul crinale tra moda e pornografia, tra contenuti social virali e innocui e ammiccanti rimandi ai loro profili esterni. Lo fanno in moltissimi, ma mentre alcune tecniche favoriscono naturalmente un audience adulta (c’è chi finge di fare ginnastica o di allattare: l’algoritmo sottoporrà questi contenuti più facilmente a degli adulti), altre – come balletti, lip sync, trend musicali – circolano in fasce d’età più basse.
[…] Senza contare che Tik Tok nelle sue policy recita: “Desideriamo offrire ai giovani un’esperienza adatta allo sviluppo. Non consentiamo seminudità o esposizione corporea significativa di giovani”. E ancora: “I contenuti non sono idonei per il feed se mostrano l’esposizione del corpo di una persona giovane, il che può comportare il rischio di sessualizzazione non richiesta”.
Aggiungono “Non vogliamo amplificare i contenuti che potrebbero non essere adatti a un ampio pubblico. I contenuti sono soggetti a limitazioni in base all’età (minimo 18 anni) e non sono idonei per il feed Per te se mostrano la seminudità di un adulto”.
Un altro articolo delle policy recita: “Siamo consapevoli che alcuni comportamenti allusivi o relativi all’eccitazione sessuale possono essere considerati offensivi da alcuni o possono far correre ai giovani il rischio di essere sfruttati. Non consentiamo ai giovani di pubblicare contenuti sessualmente allusivi. Ciò include baci intimi, contesti o comportamenti sessualizzati. Inoltre, non consentiamo un linguaggio sessualmente esplicito da parte degli utenti. Accettiamo contenuti artistici con riferimenti sessuali, come i testi delle canzoni”. Eppure, Bop House è lì, come su Instagram.