“Otto donne su dieci a Roma Nord fanno l’Ozempic”, questa la sconcertante affermazione riportata da “Petrolio”, il programma di inchiesta di Rai3, in onda stasera. Il reportage si concentra sul fenomeno dell’Ozempic, un farmaco inizialmente utilizzato per il trattamento del diabete di tipo 2, che ha assunto la fama di miracoloso dimagrante.
Le punturine, che costano circa duecento euro al mese, sono diventate introvabili in Italia, non per carenze produttive, ma per l’assalto di star, attrici e persone benestanti che le utilizzano per perdere peso.
L’azienda farmaceutica Novo Nordisk, produttrice dell’Ozempic, sta beneficiando di questa situazione, con un aumento vertiginoso delle vendite che rappresenta una manna per l’economia danese.
Ma quali sono le implicazioni di questo fenomeno?
Diabetici in difficoltà: i pazienti che necessitano realmente dell’Ozempic per la cura del diabete si trovano in seria difficoltà nel reperire il farmaco, con gravi rischi per la loro salute.
Un business immorale: si crea un sistema in cui un farmaco salvavita diventa un lusso per pochi, alimentando un mercato parallelo di speculazione e prezzi esorbitanti.
Salute a rischio: l’utilizzo dell’Ozempic per la perdita di peso non è privo di rischi e controindicazioni, che spesso vengono sottovalutate.
La vicenda dell’Ozempic è emblematica di un sistema distorto, in cui la salute è subordinata all’apparenza e al business, con gravi ripercussioni sulla salute pubblica e sull’equità sociale.
È necessario un intervento deciso da parte delle autorità competenti per regolamentare l’accesso al farmaco e tutelare i pazienti diabetici, garantendo al contempo un uso responsabile e sicuro dell’Ozempic.
Inoltre, è fondamentale promuovere una cultura della salute e del benessere che non faccia della magrezza a tutti i costi un valore assoluto, ma che ponga al centro il benessere psico-fisico di ogni individuo.
La salute non è un lusso, è un diritto.