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Sapete perché la Norvegia è il nuovo hub dei narcos?

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La Norvegia è il nuovo hub dei narcos sudamericani. Lo ammettono, allarmati, i responsabili di Oslofjord, il porto della capitale. […]

La Norvegia è il nuovo hub dei narcos sudamericani. Lo ammettono, allarmati, i responsabili di Oslofjord, il porto della capitale. I dati, del resto, sembrano dare loro ragione. L’anno scorso la dogana norvegese ha effettuato 1.847 sequestri di droga, più di quelli realizzati nei 10 anni precedenti messi insieme.

A marzo i segugi della narcotici ne hanno scovati 800 chili ammassati in un magazzino di banane a Groruddalen, sobborgo di Oslo. Poche settimane dopo ne sono apparsi altri 900. Nello stesso posto. Infine, a luglio, un terzo carico di 600 chili è affiorato tra la merce accatastata nell’hangar.

Stupiva la quantità di droga trovata e l’ostinazione delle gang a stivare la merce sempre allo stesso luogo. Qualcuno ha pensato alla necessità di recuperare i profitti mancati; altri a dei depistaggi per distogliere l’attenzione sul fiume di droga che nel frattempo scorreva indisturbato altrove.

Il segnale era inequivocabile. Erano cambiate le rotte del narcotraffico. I Cartelli si muovono in continuazione. Studiano il campo, analizzano le mappe, dirottano i propri prodotti nei luoghi che hanno meno controlli. Scelgono le tecniche, raffinano i modi e i mezzi di trasporto. Il mare resta la strada privilegiata. Nascondere partite di droga è facile e sicuro. È quasi impossibile ispezionare ogni container. Le perdite sono previste. Ma sono un’inezia rispetto a quello che passa.

Scegliere la Norvegia, rispetto alle tradizionali Spagna e Olanda, ha un motivo chiaro: è un paese extraeuropeo. Non applica le nuove misure restrittive adottate dai 27 negli ultimi mesi e divide una frontiera di migliaia di chilometri con la Svezia, che fa parte della Eu, difficile da controllare.

Il Guardian riprende un reportage dell’Observer che ha avuto occasione di visitare il porto di Oslo e di raccogliere le difficili sfide degli addetti al controllo delle merci in entrata. Per scoprire se un carico di banane nasconde anche panetti di polvere bianca non bastano gli scanner Bisogna farlo di persona. Senza una soffiata che indichi il numero di riferimento del carico e del singolo container, si pesca a caso.

Gli addetti ai controlli girano tutto il giorno con un cacciavite elettrico, un piede di porco e uno scanner portatile. Si arrampicano sulla pila di questi bestioni in ferro e acciaio forzano i portelloni o aprono le finestrelle in vetro che mostrano i prodotti all’interno. Quelli che si vedono. Ma il resto, stivato in doppi fondi o dietro pareti perfettamente attrezzate, va trovato a mano. […]

LE FORZE IN CAMPO

Non tutti i carichi di droga vengono recuperati dai referenti locali dei Cartelli nei porti. Per evitare sorprese si agisce in mare. Nell’aprile dell’anno scorso, ricordano gli addetti al porto, 150 chili furono scoperti sotto la chiglia di una nave del Brasile ancorata davanti allo scalo in attesa del suo turno. Un gruppo di sub era pronto ad agire. […] Una soffiata ha mandato a monte il piano e la coca è stata trovata.

Le successive indagini hanno svelato che gli ufficiali della Dogana norvegese erano sorvegliati da sei uomini svedesi alcuni dei quali legati alla rete criminale svedese Foxtrot. Il porto, dicono adesso gli investigatori, era regolarmente monitorato dalla banda. […]

I TRAFFICANTI

[…] “I trafficanti”, sostiene il direttore generale delle dogane norvegesi Øystein Børmer, “cambiano in continuazione il loro modus operandi. E’ necessaria una risposta ampia e dinamica a questa grave minaccia. Se concentriamo le nostre risorse su un punto, i trafficanti si spostano altrove”.

Le risorse sono poche, i dipendenti pagati male, la merce da controllare immensa. La frontiera con la Svezia, e quindi la porta d’ingresso nella Eu, ha troppe falle per garantire un controllo totale. I narcos sono tra l’altro creativi. Il leader del sindacato norvegese dei funzionari doganali Karin Tanderø Schaug dice con un sorriso ironico che le gang “usano le motoslitte” per varcare il confine. “Possiamo fare poco per contrastarli”, ammette. La criminalità organizzata è diventata un’emergenza nei paesi nordici.

La scorsa settimana i ministri della Giustizia di Danimarca e Svezia hanno annunciato una serie di misure congiunte per evitare che i bambini svedesi siano reclutati dalle gang danesi. “Se non ci attiviamo subito”, avverte Schaug, “ci ritroveremo come la Svezia. Lì ci sono continue sparatorie per la supremazia nel traffico di droga e ragazzini di appena 12 anni sono assoldati come sicari. Norvegia e Svezia sono legate da sempre. È ingenuo pensare che lo stesso clima di violenza che si respira a Stoccolma non contagi anche Oslo”. La realtà è stata sottovalutata e solo adesso ci si accorge di quanto sia cambiata e in peggio. “Siamo travolti dallo tsunami della cocaina”, commentano le autorità norvegesi. […]

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