Una delle figure dipinte da Michelangelo nel Diluvio universale, celebre capolavoro che fa parte della serie di affreschi nella volta della Cappella Sistina, potrebbe essere una donna affetta da un tumore al seno. Un’attenta rianalisi scientifica del personaggio avrebbe infatti trovato, sul suo seno destro, alcuni segni riconducibili a una forma di cancro – un tipo di rappresentazione già collegata a un’altra opera dell’artista rinascimentale.
Campanelli d’allarme. Il Diluvio universale fa parte delle Storie della Genesi, i nove riquadri centrali affrescati da Michelangelo tra il 1508 e il 1512 sulla volta della Cappella Sistina a Roma. Rappresenta il castigo di Dio all’umanità con il tentativo di salvezza di Noè, e una moltitudine di persone che cerca di portarsi in salvo sulla terraferma sotto il peso dei propri effetti personali.
Raffaella Bianucci, bioantropologa dell’Università di Parigi Saclay in Francia, ha analizzato da vicino la figura di una donna sul lato sinistro dell’affresco, coperta solo di un mantello e di una sciarpa blu, che indica il suo stato da sposata. Il suo seno destro ha un capezzolo rientrante e un’areola (la zona circolare pigmentata attorno) circondata da rientranze e sporgenze irregolari, con la parte centrale che sembra erosa.
Inoltre entrambe le ascelle, secondo Bianucci e colleghi, presentano rigonfiamenti compatibili con linfonodi ingrossati. Segni, nel complesso, che ricondurrebbero a una “diagnosi” di carcinoma al seno. Se, naturalmente, non possiamo essere certi delle intenzioni dell’artista, bisogna però ricordare che Michelangelo aveva perfezionato i suoi studi dell’anatomia umana partecipando a dissezioni di cadaveri prima del lavoro sulle Storie della Genesi. E che i segni riconoscibili di una – presunta – volontà di rappresentare un tumore al seno erano già stati rintracciati in un’altra sua opera: la Notte, una scultura in marmo che decora la Sagrestia Nuova in San Lorenzo a Firenze.
Se l’intuizione fosse esatta, si può pensare che Michelangelo volesse rappresentare con la malattia il concetto dell’inevitabilità della morte, un pensiero che all’epoca in cui visse l’artista (1475-1564) era strettamente connesso alla scoperta di un tumore – anche di quelli che oggi sono curabili con successo.
In un ciclo pittorico che spesso richiama al concetto di castigo divino presente nella Genesi, i segni riconoscibili di un tumore potrebbero indicare l’idea distorta […] di una malattia inferta come punizione per i comportamenti lussuriosi del genere umano. Il seno femminile è infatti associato, in questo contesto dell’Antico Testamento, al concetto di peccato.
Altri storici della medicina non sono però convinti di questa interpretazione. Se infatti Michelangelo avesse voluto davvero rappresentare un tumore al seno – dicono – lo avrebbe fatto in un modo più evidente, per esempio rappresentando ulcere sulla pelle della donna. Ma non lo fece.