Ovunque vince la destra, dall’Austria alla Francia mangia il cuore della sinistra. Eppure al Parlamento europeo il conto dei seggi è quello di sempre.
Professor Massimo Cacciari, grandi rovine sotto i nostri occhi però il Palazzo è uguale a sempre. Capisco bene?
Segnalo la débâcle culturale dei governi di coalizione, la riduzione della sinistra a puro elemento di dettaglio, a movimento che non trova soluzioni, non promuove più leadership, non pronuncia parole nuove. Vede Macron? Vede Scholz? Catastrofe.
Esiste forte e progressiva la virata a destra?
La destra bofonchia di sovranismo, riduce l’Europa a ostacolo per le nazioni ma poi quando va a Bruxelles, quando sale al governo rimette i panni della forza atlantista, bene educata, filoamericana. Fa quello che fanno gli altri perché sa che altrimenti verrebbe cacciata in quattro e quattr’otto dalle stanze del potere.
L’Italia a giudicare dai primi sondaggi si tiene stretta Giorgia Meloni.
E cosa avrebbe dovuto fare? Chiaro che se la tiene, chi ha altrimenti da proporre? Piuttosto c’è da rilevare che il Sud ha boicottato il voto, ha disertato le urne nel modo più solenne possibile. È un fatto rivoluzionario, capisce?
Sembra però che freghi a pochi.
Frega a pochi perché il Sud conta poco. Invece sarebbe l’ora di un intervento del presidente della Repubblica, dovrebbe prendere posizione e affrontare la crisi più acuta della democrazia. L’Italia è divisa in due, e una parte non riconosce l’altra, anzi: non si riconosce più.
Il Sud non sembra abbia riconosciuto i 5Stelle come proprio tutor.
Ma lasciamo stare i Cinquestelle, capisce che qui stiamo sul punto del collasso civile? Queste elezioni sono foglia morta, luce calante, pura suggestione. Non è cambiato nulla. Il Pd ha ripreso fiato, un po’ di vigore. La Schlein si è data da fare.
Salvini zoppica.
E chi metterebbe lei? Zaia? Ma dai! Non ha la stoffa da leader. Togli Salvini e chi metti?