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Mario Buscemi bancomat

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Era come se si trattasse di un osso da spolpare. Un bancomat da cui prelevare costantemente soldi. Un uomo anziano, facoltoso, un tempo estremamente potente ma non più perfettamente lucido. Tra le otto spogliarelliste frequentate per dieci anni dal generale Mario Buscemi, presunta vittima di circonvenzione d’incapace, c’era competizione, invidia, avidità. Insomma, tutte volevano più […]

Era come se si trattasse di un osso da spolpare. Un bancomat da cui prelevare costantemente soldi. Un uomo anziano, facoltoso, un tempo estremamente potente ma non più perfettamente lucido. Tra le otto spogliarelliste frequentate per dieci anni dal generale Mario Buscemi, presunta vittima di circonvenzione d’incapace, c’era competizione, invidia, avidità.

Insomma, tutte volevano più soldi rispetto alle altre e per questo inviavano messaggi all’alto ufficiale in cui offendevano le colleghe. «Ti fai prendere in giro da Paola — scriveva a Buscemi una delle ragazze — che si compra le borse Chanel, lei è cattiva. Da adesso in poi ti dirò tutto quello che so su di lei, non mi terrò più niente».

A nessuno importava dei sentimenti dell’uomo sprofondato nella più terribile delle depressioni dal momento in cui, nel 2010, era andato in pensione. I WhatsApp al vetriolo che inviavano a Mario Buscemi, ex generale di corpo d’armata, consigliere militare a Palazzo Chigi a metà anni Novanta e anche ex sottocapo di Stato maggiore dell’esercito, sono adesso nelle mani della procura, che ha aperto un’inchiesta.

«Cancella tutto» . L’ordine era stato categorico, perentorio. Era arrivato via WhatsApp proprio da una delle spogliarelliste quando ormai la festa era finita. Quando il gioco era stato scoperto. La giovane era spaventata, temeva che venisse a galla il ricatto sentimentale utilizzato per prosciugare i conti correnti dell’uomo.

Buscemi, venuto a mancare un mese fa all’età di 88 anni, non era una persona qualunque nel panorama militare italiano ed europeo. Ma perché la spogliarellista era così spaventata? La donna si era accorta che il figlio di Buscemi aveva capito ciò che stava accadendo. Si era reso conto che il padre, un tempo brillante, non era più lucido ed era diventato facilmente manipolabile.

Di questo crollo si sarebbero approfittate diverse ballerine di un nightclub a due passi dal Colosseo, il Poppea, che Buscemi aveva iniziato a frequentare subito dopo la pensione. Il generale si è dissanguato, comprando alle ragazze appartamenti, automobili, finanziando l’apertura di centri estetici, gioielli, profumi, vacanze e le rette degli asili dei figli delle giovani.

«Voglio essere la donna che ti ha colpito il cuore», le aveva scritto una delle giovani. Salvo poi chiedergli «500 euro». «Sei il mio eroe ti voglio un mondo di bene» gli aveva detto dopo aver incassato l’ennesimo bonifico.

Le richieste erano incessanti. Un’altra gli aveva domandato «2.000 euro per un intervento urgente da fare a Vienna» . Sempre una delle otto ragazze pretendeva soldi per delle «punture», molto probabilmente da un medico estetico. E ancora, ogni istanza era sempre preceduta dalla promessa di eterno amore e dalla differenza di comportamento rispetto alle altre spogliarelliste. «Non meriti una ragazza come me che ti vuole veramente bene (…) non come quelle tr… da due soldi».

Quindi la richiesta di un’altra delle otto ragazze: «Questa volta non si tratta di comprare borse e di bottiglie ma di un aiuto veramente reale». Una mano chiesta anche da un’altra lavoratrice del Poppea. Il figlio frequentava un asilo privato. E Buscemi, in diverse occasioni, aveva pagato le sue rette.

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