Il dolore non è mai andato via, accompagna Diego Armando Maradona jr da cinque anni, da quando un giornalista amico, con voce incrinata dal pianto, lo informò al telefono che papà non c’era più. In queste ore, però, la morsa al cuore è più stretta, l’angoscia più profonda, la rabbia tracimante: è cominciato il processo per la morte del Pibe, sette componenti dell’equipe medica che lo assisteva sono alla sbarra, si intrecciano le tensioni popolari e le accuse durissime del pubblico ministero Pablo Ferrari, commuove l’attesa tormentata di una famiglia che chiede giustizia.
Le sorelle Dalma, Giannina e Jana sono a Buenos Aires, c’è anche Veronique, l’ex compagna, che rappresenta il fratellino Diego Fernando: lui ha seguito la prima udienza da Tenerife Sud, isole Canarie, dove allena l’Ud Ibarra, tercera division spagnola, in stretto contatto con l’avvocato Luis Alberto Rey.
Diego, una sofferenza nella sofferenza…
«Vorrei essere lì, ma gli impegni di lavoro me lo impediscono, non sempre permettono di fare quel che si desidera. Sono costretto a sottolinearlo perché qualche imbecille ha interpretato come disinteresse la mia lontananza. Andrò appena sarà possibile, intanto sono nel tribunale di San Isidro con il cuore. La prima udienza è stata dolorissima».
Che effetto le ha fatto, in particolare, vedere la foto straziante di suo padre appena deceduto?
«È stato difficilissimo. Il legale mi aveva avvisato dell’esistenza di immagini molto brutte, ma non avevo voluto vederle. Mi fa schifo che tanti media l’abbiano pubblicata senza scrupoli e ho ammirato il giornale argentino Ole che ha oscurato la parte più impressionante: informazione sì, ma con un briciolo di dignità. Senza perdere delicatezza, tatto e rispetto».
Il pm ritiene sia l’illustrazione, perfetta e tragica, della tesi che suo padre è stato abbandonato…
«È stato ammazzato, non abbandonato. Nella difesa c’è chi ha sostenuto sia deceduto per infarto e che nessuno avrebbe potuto accorgersene: allucinante, un’offesa all’intelligenza delle persone, basta vedere quell’immagine per comprendere che non è così. Mio padre si poteva salvare, sono sicuro che se fosse stato curato bene sarebbe ancora qui con noi. È stato un omicidio bello e buono: lo sappiamo tutti e la verità sarà dimostrata dai giudici, ho fiducia nella giustizia argentina».
L’avvocato Fernando Burlando ha definito gli imputati un “circolo diabolico”.
«Però colpevoli non sono “solo” i sette imputati. Sono “anche” i sette imputati. Speriamo che le indagini possano ingrandirsi e che tutti paghino, non solo l’equipe medica: dove stavano le persone che attraverso mio padre guadagnavano tanti soldi?».
Non l’ha ancora trovata…
«Merita di riposare in pace, ma non potrà farlo finché le persone che lo hanno ucciso non pagheranno».
Ha sentito i suoi parenti in queste ore?
«Ho parlato con Jana. È una prova difficile per tutti noi».
Quanto la addolora che perfino in un momento come questo c’è chi rivanga errori ed ombre nella vita di suo papà?
«Quando qualcuno mi confida riflessioni del genere, lo invito a raccontarmi la sua vita: mai trovato uno senza peccato».