Dal docufilm su Vasco Rossi, Supervissuto, a quelli su Robbie Williams e David Beckham, il sapore finale è molto simile, se non identico. La fama è fatica. Il successo è sofferenza. La privacy non esiste. A volte non esisti proprio come persona. Il personaggio si impossessa della persona. E il personaggio è di tutti, quindi uno si smarrisce. L’essenza dell’artista è la totale nudità di fronte al pubblico, anche a costo di rischiare in prima persona; oppure: non sei un vero artista se non rischi in prima persona. E allora giù con i down strabilianti a fronte di momenti di euforia altrettanto pazzeschi; e giù con alcool, qualunque tipo di alcool; e giù con le droghe più diverse, E poi rapporti sessuali occasionali, di continuo, follie, amicizie interessate, perdita del controllo; l’autodistruzione; il sentimento di angoscia mista a persecuzione, l’esigenza di fuggire e la paura della solitudine. Tutto questo raccontato da cinquantenni (per Vasco qualche anno oltre) che guardano i loro stessi giovani con un distacco a volte neanche benevolo, piuttosto con l’atteggiamento del “quanto ero cretino lì” o “quanto sono stato stupido lì”. Peccato che quel “cretino” e quello “stupido” hanno, quando rischiavano, consentito a loro oggi di vivere con un discreto stile di vita. I protagonisti hanno spostato la loro residenza, o parte, in quel di Los Angeles, in California, perché lì possono provare il brivido della spesa al supermercato, andare a prendere i figli a scuola, guidare la propria fuoriserie, magari pure una puntatina al cinema o chissà. Hanno ville mirabolanti, prati infiniti tagliati alla perfezione, stanze dentro ad altre stanze, collezioni di bagni, piscine, marmi, panorami da cartolina, sale giochi e sale con ogni ben di dio per incidere nuovi brani. Però come racconti funzionano. Sono girati bene, montati con sapienza, qualche volta cadono un po’ nella retorica ma riescono a coinvolgere, incuriosiscono, hanno ritmo, aprono comunque uno spaccato ulteriore su quel che rimane del divismo, dopo anni di disboscamento mentale a causa dei social network. Resta il perché le star dopo aver ottenuto fama, successo, soldi e dopo essere sopravvissuti a loro stessi, alla fama e al successo, abbiamo bisogno pure della comprensione emotiva del fan, della pacca sulla spalla come a dire “stai tranquillo, passerà”. Il problema è che se “passerà”, realmente, allora sì che non avranno più problemi con fama, successo e soldi. E le porte del supermercato saranno sempre spalancate, magari con pure il brivido della fila.