«Lei si prostituiva perché voleva fare una vita agiata. Mi diceva che quello era un modo per riuscirci, eravamo d’accordo, tant’è che a volte mi sono prostituito anche io». Si è difeso di fronte al giudice il trentenne finito a processo con l’accusa di aver fatto prostituire la fidanzata e di averla violentata. Ha risposto alle domande del pm Antonio Verdi e della difesa affermando di non aver commesso i reati contestati. «Eravamo d’accordo», la sua versione. Sostiene di essere stato denunciato perché, secondo la sua versione dei fatti, «quando la mamma della giovane ha scoperto che lei si prostituiva, e che lo faceva per sua volontà, era sorto il bisogno di scaricare la colpa su qualcuno». E quel qualcuno, a suo avviso, sarebbe stato proprio lui. Una versione dei fatti diversa da quella emersa lo scorso autunno, quando era stata la responsabile di un centro antiviolenza a prendere la parola sul banco dei testimoni, raccontando come nel corso dei colloqui Marta (nome di fantasia) «ha ripercorso la vicenda raccontando di aver paura di morire, di essere stata appiccicata alla porta di casa con una mano e di essere stata violentata. E poi di essere stata sfruttata sessualmente». I fatti oggetto delle accuse risalgono al 2021. «Marta ci ha raccontato quello che le era stato detto da lui, che aveva minacciato i genitori: ‘ se non fai quello che ti dico, li seppellisco talmente tanto in profondità che non li trova nessuno’». Comportamenti che le avrebbero causato «insonnia, paura, un disturbo post-traumatico da stress». Nel corso del dibattimento sono emerse anche alcune chat che parlavano di annunci. Perché come hanno spiegato i clienti in aula – che hanno sfilato come testimoni – sul web sarebbero stati presenti annunci della ragazza: «il numero di lei l’ho preso online, erano siti d’incontri ma non solo a scopo sessuale». La donna «per paura non si spostava da sola – ha spiegato la responsabile del centro lei ci ha riferito che all’inizio l’uomo avrebbe avuto atteggiamenti normali, poi ci sarebbe stata l’escalation di violenza» e per questo aveva deciso di denunciarlo.