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Tornata dalla trasferta a Washington, gli stucchi della Casa Bianca, le lusinghe ricevute a Villa Firenze sono diventati un ricordo già lontano. I grandi dossier internazionali devono fatalmente lasciare il passo alle beghe nostrane. Prima fra tutte il reddito di cittadinanza, bandiera della campagna elettorale che ora va gestita, per evitare che torni indietro come un boomerang a erodere un consenso che per il momento al governo non manca.
Il mandato, quindi, è correggere il tiro sulla comunicazione, rivendicando però il messaggio originario. Gli alleati di governo non sono convinti dei tempi, né dei modi e si defilano lasciando che l’onda se la gestiscano Meloni e i suoi, che tanto hanno insistito per la via rapida. La prima cosa che Meloni vuole trasmettere è «andiamo avanti», ma non è l’unica. Il fatto che il reddito di cittadinanza sarebbe stato tagliato a una parte dei percettori, i cosiddetti “occupabili”, era chiaro da almeno sette mesi. Ma altrettanto prevedibile era che questa sarebbe stata una data critica, da affrontare con più delicatezza di quanta se ne sia dimostrata con l’invio dell’sms dell’Inps.
Così, davanti al fantasma della piazza, agitato da Giuseppe Conte, ma anche, su altri temi, dalla Cgil, il governo ha deciso di aggiustare la comunicazione per evitare che l’operazione anti-reddito fosse accompagnata da quei toni cinici, che in FdI ora sono pronti a riconoscere. La “narrazione” sarà sistemata nei prossimi giorni per evitare che sotto l’ombrellone prevalga questa immagine “cattiva” che Meloni vuole a tutti i costi evitare. Così, il monito indirizzato ai presunti “occupabili” ora va di pari passo al messaggio di memoria berlusconiana «nessuno verrà lasciato indietro».
L’ordine è stato recapitato anche al ministero del Lavoro, che ieri ha pubblicato sul proprio sito le informazioni sulle “Nuove misure inclusione e accesso lavoro”, un linguaggio positivo, più esaustivo e anche graficamente più ingentilito rispetto all’sms dell’Inps. Uno dei fedelissimi di Giorgia Meloni, che chiede l’anonimato, la spiega così: «Siamo consapevoli che un passaggio difficile vada accompagnato da una comunicazione adeguata». Questo, appunto non significa che la linea sia cambiata: «Ogni intervista di Conte e Tridico ci porta voti. Ma è chiaro che dobbiamo mostrarci più aperti».
Gli alleati hanno molti dubbi in più. Non si registrano scontri veri e propri, ma Lega e Forza Italia mostrano un atteggiamento diverso da FdI. In particolare, Matteo Salvini, che pure ha difeso la decisione di tagliare il reddito, preferisce evitare la prima linea della battaglia. I leghisti preferirebbero uno spegnimento più morbido del reddito di cittadinanza, ma la linea “gradualista” si è trovata di fronte al muro di Fratelli d’Italia, in particolare del sottosegretario all’attuazione del programma Giovanbattista Fazzolari, abolizionista integrale, al grido di «lo abbiamo promesso agli elettori e dobbiamo farlo subito».
Altrettanta prudenza guida le azioni dei dirigenti di Forza Italia, che ha un elettorato a maggioranza meridionale. L’ex capogruppo alla Camera Alessandro Cattaneo, parlando a Metropolis, il web talk del gruppo Gedi, frena sulla proposta di una commissione parlamentare d’inchiesta: «Mi rifaccio alle parole di Mattarella, le commissioni d’inchiesta vanno dosate e utilizzate per ambizioni ben precisi e non si devono sovrapporre al lavoro della magistratura». Piccoli distinguo.
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