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La guerra mondiale è servita

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Funzionari iraniani citati dal New York Times affermano che la Russia ha iniziato a consegnare all’Iran apparecchiature avanzate di difesa aerea e radar, dopo che Teheran ha chiesto al Cremlino le armi. Mentre i media locali iraniani hanno riferito che l’Iran ha richiesto le attrezzature, un membro delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche e un altro funzionario […]

Funzionari iraniani citati dal New York Times affermano che la Russia ha iniziato a consegnare all’Iran apparecchiature avanzate di difesa aerea e radar, dopo che Teheran ha chiesto al Cremlino le armi. Mentre i media locali iraniani hanno riferito che l’Iran ha richiesto le attrezzature, un membro delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche e un altro funzionario hanno confermato al Nyt che non solo la richiesta era stata fatta, ma che le consegne erano iniziate. Il Times non ha specificato quali equipaggiamenti l’Iran abbia richiesto alla Russia o quali siano stati consegnati. L’Iran possiede già alcuni sistemi di difesa aerea S-300 di fabbricazione russa, anche se Mosca possiede ora il sistema più avanzato S-400.

La notizia della consegna delle armi giunge mentre i media statali iraniani riferiscono dell’incontro ieri tra il nuovo presidente, Masoud Pezeshkian, e il capo del Consiglio di Sicurezza russo, Sergei Shoigu, durante il quale è stato ribadito che Teheran è determinata a espandere le relazioni con il suo “partner strategico”. “La Russia è tra i Paesi che hanno sostenuto la nazione iraniana in tempi difficili”, ha detto Pezeshkian a Shoigu.

Il presidente iraniano Massoud Pezeshkian si è congratulato con Nicolas Maduro per l’insediamento alla presidenza, in una conversazione telefonica avvenuta ieri sera. “L’Iran condanna qualsiasi interferenza straniera negli affari interni del Venezuela”, ha dichiarato, esprimendo la solidarietà del Paese.

Secondo la tv di Stato, il presidente ha poi affermato che Teheran è pronta a espandere la cooperazione a tutto campo con Caracas in diversi campi, tra cui l’economia e il commercio. Maduro ha anche chiesto di rafforzare la cooperazione reciproca. In riferimento alle attuali proteste in Venezuela contro i presunti imbrogli nei risultati elettorali, ha dichiarato: “I disordini sono il risultato di un complotto israeliano con l’aiuto degli Stati Uniti e di alcuni Paesi occidentali, che mira a distruggere i Paesi indipendenti”.

L’Iran si sta muovendo con una doppia agenda per disegnare la risposta promessa a Israele, una diplomatica […] e l’altra militare, per definire i contorni dell’attacco in modo tale che non inneschi una sequenza di guerra aperta in Medio Oriente.

La ragione è che la Repubblica Islamica deve dare seguito alla nuova equazione fissata da Khamenei nello scorso aprile – l’Iran risponderà direttamente agli attacchi israeliani contro gli interessi e l’integrità territoriale del Paese – ma non vuole cadere in quella che a Teheran chiamano la “trappola di Netanyahu”, ovvero un conflitto aperto regionale che coinvolga gli Usa e metta a repentaglio la tenuta del Sistema.

L’arrivo, ieri, a Teheran, del capo del consiglio di sicurezza nazionale russo, Sergei Shoigu, l’ex ministro della Difesa che ha gestito i primi due anni di invasione dell’Ucraina, si colloca all’incrocio di queste due esigenze.

Presentato da una parte dei commentatori come il Kurilla russo – in riferimento al capo del Centcom americano da ieri in Israele – Shoigu aveva più prosaicamente il compito di «coordinarsi con gli iraniani per mitigare i danni collaterali di un attacco contro Israele», dice una fonte diplomatica europea a Repubblica .

La Russia è presente in forze in Siria, il cui spazio aereo sarà certamente coinvolto nella rappresaglia, e parla con gli israeliani. Certo non sfugge il senso politico del viaggio: «L’escalation in Medio Oriente rischia di rafforzare ancora l’alleanza tra Russia e Iran con il benestare della Cina». Sviluppo adombrato da Teheran dallo stesso Shoigu: «La Russia è pronta a una cooperazione globale con l’Iran sulle questioni regionali». Gli ha fatto eco il Capo di Stato Maggiore iraniano, Mohammad Baqeri, per il quale «le nostre relazioni sono strategiche, profonde e a lungo termine».

Shoigu non porta in dote nuove armi pesanti, ma tecnologia e cooperazione sulla sicurezza. Dallo scoppio della guerra in Ucraina, lo scambio di forniture militari tra i due Paesi iniziato negli anni Novanta, ha fatto un deciso salto di qualità – nella guerra spaziale, cyber, elettronica – e ha visto anche un riequilibrio dei ruoli, con l’Iran non più solo stato-cliente ma partner, grazie alle migliaia di droni inviati a Mosca per usarli in Ucraina.

[…] Ai comandi militari iraniani intanto è stato affidato il compito di individuare obiettivi che facciano rumore e danni, non come accadde nello scorso aprile, ma sulla portata dell’attacco gli stessi dirigenti iraniani sono divisi. […]

L’ala più pragmatica della Repubblica Islamica […] è convinta che l’Iran debba rispondere, ma poi concentrarsi sulla deterrenza attraverso la diplomazia, stabilizzando l’economia, “curando” la crisi di legittimità del Sistema e affrontando le infiltrazioni nell’intelligence.

[…] Oggi è previsto anche un nuovo discorso del capo di Hezbollah, Nasrallah. In Libano la tensione è altissima perché il Paese rischia di pagare il prezzo come prima linea della controrappresaglia israeliana. L’aeroporto di Beirut è stato preso d’assalto, diverse ambasciate preparano l’evacuazione.

Sergei Shoigu non è più il ministro della Difesa della Russia, è il segretario del Consiglio di sicurezza, un organo che spesso dai conoscitori delle etichette del sistema russo viene definito il rifugio degli epurati ai quali il Cremlino non vuole far fare brutta figura. Ieri Shoigu [….] è andato in Iran, nelle ore in cui la Repubblica islamica stava affinando i dettagli del suo attacco contro Israele.

[…] Shoigu […] era a Teheran perché Mosca voleva dare una prova della sua vicinanza al regime iraniano. Dopo le prime immagini di Shoigu a Teheran, l’agenzia di stampa russa Ria Novosti si è però affrettata a comunicare che la visita era stata decisa già a maggio, durante una telefonata con Ali Akbar Akhmadian, capo del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale dell’Iran. In quell’occasione, Akhmadian, che conosce da tempo Shoigu, lo aveva invitato a organizzare una visita a Teheran.

Anche se le cose fossero andate come dice Ria Novosti, è interessante che Mosca non abbia deciso di riprogrammare l’incontro, fornendo così all’Iran una prova estetica dell’alleanza del Cremlino, consacrata dalle frasi di Shoigu che accanto ad Akhmadian ha confermato la disponibilità russa a cooperare con l’Iran per le questioni “regionali”, quindi in medio oriente.

Mosca non cerca nessuna equidistanza, anche nel caso in cui la visita fosse stata programmata in anticipo, il Cremlino non ha avuto problemi a mostrare che l’asse delle sue alleanze è saldo e non è soltanto questione di continuare a ricevere i droni iraniani Shahed per fare guerra agli ucraini, ma è un progetto più vasto. Shoigu ha incontrato anche il capo di stato maggiore Mohammad Bagheri e il presidente appena insediato Masoud Pezeshkian.

Si è seduto con alcuni dei personaggi più influenti dell’establishment iraniano, senza curarsi dei rapporti con Israele, che sono cambiati da tempo e non è rimasta neppure la finzione: gli osservatori dei rapporti tra russi e iraniani hanno notato che la Russia un tempo avrebbe cercato di organizzare un incontro con gli israeliani subito dopo una visita a Teheran, ma ormai il Cremlino è uscito allo scoperto con il suo rapporto con la Repubblica islamica e il sedicente asse della resistenza che l’Iran ha messo insieme legando tutti i nemici di Israele.

Secondo il canale israeliano Keshet 14, la Russia avrebbe mandato all’Iran munizioni e anche missili Iskander, alcuni aerei da trasporto Ilyushin sarebbero atterrati a Teheran la scorsa settimana, mentre sistemi avanzati di guerra elettronica per danneggiare i sistemi militari israeliani sarebbero stati già dispiegati.

[…] Ma le foto e gli abbracci, Shoigu sui tappeti rossi, al fianco di uomini importanti della Repubblica islamica sono state anche delle cartoline che il regime di Teheran ha voluto mandare a Israele.

Nelle stesse ore in cui l’ex ministro russo confabulava con gli iraniani, il capo del Centro di comando americano (Centcom), Michael Kurilla, era in Israele con il ministro della Difesa dello stato ebraico Yoav Gallant a mettere a punto le strategie di sicurezza per proteggere le città israeliane. Prima di arrivare in Israele, Kurilla ha incontrato i leader di alcuni paesi arabi, ha tessuto un’alleanza quanto più possibile simile a quella che la notte del 13 e 14 aprile aveva difeso Israele dall’attacco diretto dell’Iran.

L’alleanza quella notte funzionò e ci sono molte possibilità che si sia ricostituita, ognuno per le sue ragioni, non tutti per dedizione o amicizia nei confronti dello stato ebraico, molti perché convinti che una guerra regionale di vasta portata sarebbe devastante e trascinerebbe giù tutto il medio oriente. […]

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