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Attentato a Trump e Social Network

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Chissà che cosa sarebbe successo il 22 novembre 1963, giorno dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, se fossero esistiti i social […]

Chissà che cosa sarebbe successo il 22 novembre 1963, giorno dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, se fossero esistiti i social media. Viene spontaneo chiederselo, dopo aver consultato internet, nell’immediato susseguirsi di teorie complottiste e disinformazione legati all’attentato subito da Donald Trump durante un comizio in Pennsylvania nel pomeriggio del 13 luglio (notte inoltrata in Italia).

Che si tratti di un tentato assassinio è stato chiarito dalla forze dell’ordine e, dopo le prime verifiche, anche dalla stampa americana. L’Fbi ha fatto circolare e confermato l’identità dell’attentatore, il ventenne Thomas Matthew Crooks. Alcuni account, riconducibili a orientamenti politici di sinistra ed esaminati dal Washington Post, hanno parlato di una «false flag operation», di una operazione studiata a tavolino dai sostenitori dello stesso Trump. Tradotto: far apparire come un martire l’ex presidente e candidato repubblicano alla Casa Bianca ricorrendo a un gesto estremo come l’attentato.

Nello schieramento opposto, a destra, c’è chi invece ha additato Joe Biden come «mandante» del tentato omicidio per trarne un vantaggio politico, ora che è sotto nei sondaggi. A rinfocolare le teorie cospirazioniste più estreme, sostengono alcuni esperti citati dal quotidiano americano, è il clima di polarizzazione che si è radicato all’interno del Paese e che spinge una fetta della società ad abbracciare «realtà alternative» (parola con cui abbiamo cominciato ad avere dimestichezza proprio con la presidenza di Trump). Uno degli hashtag che sono comparsi su X nella giornata di oggi è stato #staged, a sottolineare come si trattasse di un fatto inscenato,

L’orecchio e il volto insanguinati di Trump hanno scatenato sia influencer di destra che alcuni rappresentanti del partito Repubblicano. Mike Collins, esponente di destra che siede al Congresso ha scritto sui social che Biden «ha lanciato l’ordine» e che si tratta di un «incitamento a uccidere». Lo stesso Elon Musk insiste sull’aspetto dell’«incompetenza dei servizi di sicurezza», rilanciano un post polemico di un utente che si descrive come tutt’altro che fan «dei comunisti».

Su TikTok, un account chiamato @theoldermillenial.1, seguito da oltre un milione di persone, va oltre: «Siccome i casi giudiziari di Trump non stavano andando tanto bene, hanno deciso (i democratici, ndr) di provare una strada diversa. Ragazzi, non dimenticate, questo è ciò di cui è capace la sinistra». Si torna naturalmente anche a parlare di Deep State, lo Stato profondo che influenza e detta l’agenda politica di un Paese, il potere sotterraneo che i cittadini non vedono: sempre su X, un account anonimo ma verificato (Shadow of Ezra) scrive che «il Deep State ha cercato di assassinare Donald Trump live in televisione».

Marjorie Taylor Greene, figura controversa dei Repubblicani se l’è presa pesantemente con la stampa «comunista» che non ha parlato immediatamente di attentato, insistendo sul punto che i democratici e Joe Biden vogliono togliersi di mezzo in tutti i modi il rivale politico. Sui social c’è anche ci sostiene che l’attentatore fosse un membro dell’estrema sinistra, del movimento di militanti Antifa: Mark Violets, che in realtà è l’ignaro giornalista italiano Marco Violi.

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