MICHELA MURGIA: “HO UN TUMORE AL QUARTO STADIO, MI RESTANO MESI DI VITA”. LE PAROLE DELLA SCRITTRICE IN UN’INTERVISTA AL CORRIERE DELLA SERA: “MI SPOSO PERCHÉ LO STATO CHIEDE UN RUOLO, MIO MARITO SAPRÀ COSA FARE”…
Michela Murgia ha un tumore al quarto stadio, con metastasi “già nei polmoni, nelle ossa, al cervello”. E per questo un’operazione “non avrebbe senso”. A rivelarlo è la stessa scrittrice al Corriere della Sera dove, in un’intervista ad Aldo Cazzullo, spiega di avere ormai “mesi di vita”. 50 anni, Murgia spiega di aver quindi deciso di sposarsi “perché lo Stato chiede un ruolo” e che “mio marito saprà cosa fare”. Intanto, mentre si sta sottoponendo a una “immunoterapia a base di biofarmaci” per rallentare la malattia, la scrittrice ha comprato una nuova casa “con dieci letti dove la mia famiglia queer può vivere insieme”.
Murgia spiega che già nel 2014, quando era candidata alla presidenza della Regione Sardegna, le era stato diagnosticato un cancro al polmone ma di non averne parlato perché “non volevo pietà”. Ora il cancro “è partito dal rene, ma a causa del covid avevo trascurato i controlli”. “Non si torna indietro – spiega alle pagine del Corsera -, ma non ho paura della morte”.
Tracciando un bilancio senza rimpianti, Murgia sottolinea: “Ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite. Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera. Cose che non sapevo neppure di desiderare. Ho ricordi preziosi”.
Dice di aver vomitato più che per il tumore per l’odio ricevuto in risposta alle sue opinioni negli ultimi anni: “Prima dell’arrivo di Elly Schlein mi sono trovata, con pochi altri scrittori come Roberto Saviano, a supplire all’assenza della sinistra, a difendere i diritti e le libertà nel dibattito pubblico”. “Mi dicevano: voi… Ma voi chi? ‘Voi del Pd’. Ma io non ho mai votato Pd in vita mia”. E sempre parlando di politica conclude: “Spero solo di morire quando Giorgia Meloni non sarà più presidente del Consiglio”. “Perché il suo è un governo fascista”. “Quando avevo vent’anni ci chiedevamo se saremmo morti democristiani. Non importa se non avrò più molto tempo: l’importante per me ora è non morire fascista”.