A CALVENZANO IN PROVINCIA DI BERGAMO GUERRA LEGALE PER UNA LAPIDE

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SCHERZA CON I FANTI E LASCIA STARE I CAMPISANTI – IL COMUNE DI CALVENZANO, IN PROVINCIA DI BERGAMO, HA FATTO CAUSA AI FAMILIARI DI UN’89ENNE MORTA LO SCORSO ANNO, PERCHÉ HANNO INSTALLATO UNA LAPIDE DIPINTA DI AZZURRO E DECORATA CON FIORI – LA FIGLIA DELLA DONNA NON AVEVA CHIESTO L’AUTORIZZAZIONE PER DIPINGERE LA LASTRA DEL LOCULO, CHE PER L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE “VIOLA L’ARMONIA DEL CIMITERO” – DOPO UNA BATTAGLIA DURATA MESI, ALLA FINE…

Per ricordare la mamma, la figlia ha fatto dipingere sulla lastra del loculo un paesaggio con in primo piano un mazzo di fiori che piacevano tanto alla defunta. Succede al cimitero di Calvenzano dove però il Comune, ritenendo la decorazione poco consona, ne ha intimato l’immediata rimozione. Ne è nato un braccio di ferro finito al Tar di Brescia, che alla fine ha dato ragione all’amministrazione comunale.

La vicenda prende avvio a fine maggio del 2021 quando viene a mancare Pierina Pavesi, 89 anni, da sempre residente in paese. […] Per ricordare l’anziana, la figlia decide di rendere particolare la lastra che chiude il sepolcro facendovi incidere e dipingere un paesaggio, uno di quelli tipici della Bassa: un campo verde con il frumento ancora acerbo spazzato dal vento e sopra un cielo azzurro. A ingentilire il tutto in primo piano un mazzo di fiori: calle bianche e girasoli gialli. Un paesaggio per cui la congiunta però non ha chiesto nessuna autorizzazione e l’amministrazione comunale ritiene violi l’armonia del cimitero.

Così il municipio il 6 dicembre emette un’ordinanza in cui dà il termine perentorio di 60 giorni per «rimuovere l’immagine illegittimamente posta sulla lastra e sostituirla, previa richiesta ed ottenimento della dovuta autorizzazione, con altra idonea ed adeguata al contesto». Passano sei mesi e non ricevendo risposta il Comune annuncia agli eredi della defunta un’ordinanza di rimozione facendosi forza dell’articolo 43 del regolamento di polizia mortuaria e cimiteriale comunale che prevede che «le lampade votive, le decorazioni, gli abbellimenti e le iscrizioni da porre sulle lapidi non possono essere eseguite e poste in opera se non dopo aver chiesto ed ottenuto il permesso».

A questo punto la figlia della defunta ricorre al Tribunale amministrativo regionale, il Tar, e chiede l’annullamento dell’atto per eccesso di potere. Il suo legale invoca anche il diritto costituzionale alla libertà di culto sostenendo inoltre che per prassi a Calvenzano l’autorizzazione comunale dell’articolo 43 è sempre stata richiesta solo per le tombe monumentali. La lapide contestata poi non è la sola presente nel camposanto. La figlia della defunta rintraccia altri quattro casi di decorazioni diverse da quelle standard dei colombari.

Tutti argomenti che, però, il collegio giudicante non ritiene dirimenti rispetto al diritto che il Comune si è riservato. Nel regolamento di polizia mortuaria e cimiteriale, è previsto l’articolo 8 che consente all’ente locale di «far rimuovere le ornamentazioni anche provvisorie e temporanee in generale, ogni qualvolta le giudichi indecorose ed in contrasto con l’austerità del luogo», si legge. Da qui la decisione a favore dell’amministrazione.

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