CARTOMANZIA GRATIS NEWSChe il business effettivo di Google in Italia sia ben oltre il miliardo di euro all’anno già da molto tempo lo ripetiamo da quasi un decennio sulle pagine di ItaliaOggi. Ma adesso, per la prima volta, arriva l’ufficialità: dai bilanci di Google Italy srl e di Google cloud Italy srl risulta, nero su bianco, che Google sulla Penisola nel 2022 ha incassato 1,038 miliardi di euro, di cui 825 milioni di euro da rivendita pubblicitaria, e 213 milioni di euro per servizi di cloud.
Prosegue, quindi, il processo di emersione degli effettivi ricavi di Google in Italia cominciato a fine 2019 dopo accertamenti della agenzia delle entrate e pesanti sanzioni: basti pensare che nel 2015 il colosso americano raccontava nei bilanci che in Italia i suoi ricavi erano di appena 65 milioni di euro. Probabile che il processo di emersione non sia ancora del tutto completato, e che la raccolta pubblicitaria di Google, da sola, già adesso superi abbondantemente gli 1,2 miliardi di euro sulla Penisola.
Comunque, le dimensioni, anche ufficiali, di Google Italy iniziano a essere perlomeno realistiche. Ci si lamenta sempre del fatto che i colossi del web paghino poche tasse in Italia: allora, nel 2022 Google ha versato 8,87 milioni in tasse e imposte con Google Italy e 1,9 milioni di euro con Google cloud Italy, per un totale di 10,77 milioni di euro a fronte, come abbiamo detto, di ricavi totali pari a 1,038 miliardi di euro (tasse e imposte, quindi, pari all’1% dei ricavi).
Tanto per fare un parallelo, il gruppo Mediaset in Italia, nel 2022, ha versato 21,8 milioni di euro di tasse a fronte di ricavi per 2,8 miliardi di euro (tasse e imposte pari allo 0,7% dei ricavi). In proporzione, quindi, ha pagato meno di Google.
Certo, il Biscione impiega 3.321 dipendenti sulla Penisola, mentre Google si ferma a 512 (di cui 286 a Google Italy e 226 nella neonata Google cloud Italy). Quindi l’impatto occupazionale di Mediaset è maggiore di quello di Google. Se tuttavia dovessimo valutare le retribuzioni medie, il costo aziendale annuo di un dipendente di Google Italy nel 2022 è 253 mila euro, di Google cloud Italy 279 mila euro, mentre per Mediaset si ferma alla pur ricca quota di 102 mila euro a persona.
Nonostante questa generosità, le politiche di taglio dei costi lanciate da Alphabet (la società che controlla Google) da gennaio 2023 colpiranno anche l’Italia: la filiale tricolore guidata da Melissa Ferretti dovrà gestire un piano esuberi che colpirà il 6% del personale, con dimissioni volontarie che riguarderanno quindi una trentina di persone.
Nel marzo 2022 la società ha trasferito le sue attività cloud a Google Cloud Italy srl, attraverso una scissione. I dipendenti medi nel 2022 sono quindi diminuiti a quota 286, di cui 36 dirigenti, 210 quadri e 40 impiegati. Da marzo 2022, come detto, Google ha iniziato a rivendere cloud in Italia attraverso la nuova Google cloud Italy srl, che ha chiuso l’esercizio 2022 con un valore della produzione di 213 milioni, costi della produzione per 208,2 milioni, pagando 1,9 milioni di tasse e con un utile di 2,7 milioni di euro.
Vale quasi 6 miliardi di euro il giro d’affari dei giganti del web statunitensi in Italia. Dagli ultimi bilanci depositati emerge che le controllate nel Paese di Amazon, Meta, Microsoft e Alphabet hanno nel complesso aumentato di oltre il 20% il loro fatturato nel corso dell’ultimo anno.
La crescita più significativa l’ha registrata Google i cui ricavi sono passati da circa 700 milioni a oltre un miliardo, fermandosi poco al di sotto del risultato ottenuto da Microsoft che con il contributo di LinkedIn ha sfiorato gli 1,2 miliardi nell’anno fiscale chiuso al 30 giugno del 2022 (+22%).
Merito non solo della rivendita di spazi pubblicitari sul motore di ricerca di Google che in Italia ha una quota di mercato superiore al 95%. Ma anche dell’offerta dei servizi di Google cloud che nel 2022 ha fruttato incassi per oltre 213 milioni di euro. Rilevante anche l’incremento del fatturato di Meta che è salito del 18% a 411,5 milioni grazie alla rivendita di inserzioni sui social network Facebook e Instagram.
In termini assoluti, però, è Amazon a spiccare con un giro d’affari in Italia di quasi 3,3 miliardi. Il colosso di Seattle è del resto attivo in un gran numero di settori attraverso un arcipelago di 10 controllate italiane le cui attività spaziano dal cloud, all’e-commerce, sino alla logistica e alla piattaforma di streaming live Twitch.
I fatturati miliardari delle big tech nel Paese non sorprendono se si considera il ruolo che queste multinazionali giocano nell’economia. A scorrere le voci di bilancio, piuttosto, balzano all’occhio gli utili registrati in Italia dai quattro gruppi che nel complesso sono saliti a 133 milioni, somma pari al 2,2% dei ricavi nel Paese. Eccezion fatta per Amazon, si tratta di una redditività molto lontana da quella evidenziata a livello di gruppo.
Google per esempio ha registrato nel 2022 quasi 60 miliardi di profitti a fronte di 282 miliardi di ricavi, con un rapporto del 21%, mentre Meta ha superato i 23 miliardi di utile su 116 miliardi di fatturato (20%). La discrepanza fra redditività locale e globale è attribuibile in parte alla voce «costi per servizi» che le filiali italiane di molte big tech sopportano a favore delle capogruppo europee, collocate in Lussemburgo e Irlanda, Paesi con aliquote fiscali più favorevoli. Una prassi legittima che però finisce per erodere il gettito nel Paese.
Nel 2019, così, il governo italiano ha introdotto una web tax del 3% che individua come base imponibile non gli utili ma i ricavi derivanti dai servizi digitali. Negli ultimi tre anni l’imposta ha fruttato allo Stato un incasso complessivo di 928 milioni, significativo ma dimezzato rispetto alle previsioni contenute nella relazione tecnica al provvedimento.CONTINUA A LEGGERE SU CARTOMANZIA GRATIS