BADOGLIO TRASFERI MUSSOLINI ALLA MADDALENA

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Nella notte tra il 6 e il 7 agosto Mussolini viene svegliato dal maresciallo dei carabinieri Osvaldo Antichi. Badoglio aveva impartito l’ordine di trasferimento che era stato portato da Roma a Ponza da due ufficiali dei carabinieri, il maggiore Camillo Meoli e il tenente Elio De Lorenzo.

Vicino al molo una lancia della Regia Marina era in attesa di far salire il prigioniero e i suoi custodi per condurli sul cacciatorpediniere “Pantera” da cui l‘ammiraglio Francesco Maugeri sta coordinando la missione che ha come meta l’isola della Maddalena. La destinazione viene rivelata solo all’alba.

Gli italiani temono, e a ragione, che i tedeschi vogliano mettere le mani su Mussolini, il quale nei suoi appunti scrive: «Questa è la più grande umiliazione che mi possa infliggere. E si può pensare che io possa andarmene in Germania e tentare di riprendere il Governo con l‘appoggio tedesco? Ah, no davvero!».

E invece accadrà proprio questo dopo la sua liberazione dall’albergo di Campo Imperatore il 12 settembre. Il “Pantera” giunge in vista del porto fortificato di Padule e subito si fa incontro un’imbarcazione con a bordo l‘ammiraglio Bruto Brivonesi, comandante militare marittimo della Sardegna, un capitano dei carabinieri e altri militari, per il trasbordo.

Sul molo ad attendere Mussolini c’è il contrammiraglio Aristide Bona, che lo scorta su un’automobile fino a Villa Webber, luogo per la sua custodia scelto dal colonnello dei carabinieri Antonio Pelaghi, e probabilmente suggerito dall‘ispettore generale Saverio Polito che aveva soggiornato alla Maddalena nella seconda metà del 1940 per il coordinamento dell‘assistenza ai civili sfollati.

La villa era sufficientemente lontana dal centro abitato, nascosta alla vista da un’ampia pineta, di fronte al mare tra Padule e Nido d’Aquila e con la roccia alle spalle, quindi facilmente difendibile in caso di attacco tedesco. L’area è presidiata da un centinaio di carabinieri e soldati agli ordini di Meoli e il servizio di guardia è serrato. All’interno il responsabile è il tenente dei carabinieri Alberto Faiola, comandante della Tenenza di Bracciano, scelto personalmente da Badoglio che l’aveva avuto ai suoi ordini durante la guerra d’Etiopia. La consegna ricevuta è di «impedire con i mezzi a sua disposizione ogni tentativo di fuga e ogni tentativo di ratto del Duce».

Suona inquietante, comunque, che in tanta segretezza sia stata scelta proprio La Maddalena, dove non mancano marinai tedeschi di stanza e di passaggio. Un altro particolare è ancora più preoccupante. Lo rivelerà nel dopoguerra il medico condotto Aldo Chirico, ex podestà, cugino del colonnello dei carabinieri Ettore Chirico vice comandante della caserma Allievi Carabinieri di Roma dove l’ex duce era stato tenuto prigioniero per tre giorni.

Il dottore, peraltro, abitava di fianco a Villa Webber: «Mussolini non giunse inaspettato a La Maddalena: buona parte della cittadinanza era venuta a conoscenza del suo arrivo almeno 24 ore prima, e in modo molto semplice. Gli operai della rete telefonica avevano ricevuto l’ordine dal Comando marina di installare d’urgenza una linea telefonica diretta tra Villa Webber e l’ufficio dell’ammiraglio, senza deviazione alla cabina centrale come avveniva per tutte le linee di piazzaforte».

Intanto a Roma Badoglio tenta di districare la matassa contorta che deve portare all’armistizio con gli angloamericani, ma le vie scelte sono a dir poco confuse. Mentre il marchese Blasco Lanza d’Ajeta creava un contatto a Lisbona, la sera del 5 agosto il capo del governo aveva inviato in missione a Tangeri il funzionario del ministero degli Esteri Alberto Berio per incontrare il console britannico Alvary Gascoigne, ma in sua assenza aveva dovuto parlare col vice Watkinson.
L’offerta di un’alleanza antitedesca

Ancora una volta, invece di porre sul tavolo delle trattative la resa italiana, unica formula accettabile dagli Alleati, era stata offerta un’alleanza antitedesca e si era sollecitata una diminuzione dei bombardamenti sull’Italia: la stessa formula di d’Ajeta che aveva sconcertato gli inglesi.

C’era però un’aggiunta, quella di intensificare la propaganda contro Badoglio col solo fine di non insospettire Hitler. Gascoigne rientrerà solo il 13 agosto in sede e l’unica replica che potrà offrire sarà quella della capitolazione, come stabilito a gennaio nella conferenza di Casablanca da Churchill e Roosevelt.

Non sa che il 10 agosto gli italiani hanno compiuto un’altra mossa che insospettirà gli Alleati frastornati dal tourbillon di emissari senza credenziali. Il capo di stato maggiore generale Vittorio Ambrosio, su sollecitazione di Vittorio Emanuele III attraverso il ministro della Real Casa duca Pietro Acquarone, aveva infatti dato incarico al più giovane generale dello stato maggiore, Giuseppe Castellano, di partire per Lisbona e lì intavolare trattative segretissime per l’armistizio. Un precedente tentativo di coinvolgere l’anziano e stimato politico Vittorio Emanuele Orlando era sfumato di fronte al suo rifiuto.
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