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E’ morto stamani a Roma l’attore Francesco NUTI. Aveva 68 anni ed era malato da tempo. Lo ha reso noto la figlia Ginevra assieme ai familiari che ringraziano di cuore il personale sanitario e tutti coloro che hanno avuto in cura l’attore
nel lungo periodo della malattia, in particolare il personale di Villa
Verde di Roma. La data e il luogo delle esequie saranno rese note
nelle prossime ore. La famiglia, con un comunicato, chiede che sia rispettato il momento
di grande dolore e per questo motivo non intendono rilasciare
dichiarazioni.
Francesco Nuti, nato a Firenze il 17 maggio 1955. Attore. Regista. Due David di Donatello come miglior protagonista: Io, Chiara e lo Scuro (Maurizio Ponzi 1983, anche Nastro d’argento), Casablanca, Casablanca (Ponzi 1985). Figlio di un barbiere di Narnali, frazione di Prato, e di una casalinga calabrese: «Mio padre disse: vai in fabbrica. Durante la settimana in fabbrica e il sabato al negozio da mio padre, la sera il cabaret. Nel 1979 incontrai i Giancattivi (Alessandro Benvenuti e Athina Cenci – ndr)». Messosi in proprio, divenne «uno dei più popolari autori di quelle che il critico Stefano Reggiani aveva definito “melancommedie”» (Simonetta Robiony).
«Una vita difficile dopo i successi degli anni Ottanta e Novanta, da Caruso Paskoski a Donne con le gonne (25 miliardi d’incasso nel 1992), quando quel ragazzo toscano, che aveva iniziato l’avventura con i Giancattivi per poi correre da solo, collezionava David di Donatello. A 47 anni ha confessato all’agenzia Adnkronos: “Se entro il 15 febbraio 2003 non riuscirò a fare uno dei film che ho scritto, volerò via. Sì, mi suiciderò perché è troppo duro ricevere solo rifiuti dai produttori, che con me si sono arricchiti, e non realizzare film”.
Tutto cominciò quando confessò la condizione d’alcolista, fors’anche per troppo successo piombato su un estroso giovanotto cresciuto in una famiglia semplice, tra le fabbriche che riciclavano montagne di stracci, in quella sua Prato dove diceva di voler sempre tornare “per ritrovarsi“. Da allora, la strada è stata piena di trabocchetti: fece lo sciopero della fame perché per Il signor Quindicipalle lo avevano licenziato giudicandolo “inaffidabile” e, prima, aveva combattuto per concludere OcchioPinocchio» (Giovanna Grassi).
Nel settembre 2006 finì in coma per un trauma cranico. «Stava bene, aveva ormai superato i problemi di alcol e depressione. Era tornato a Roma per firmare il contratto per il suo nuovo film come regista: Olga e i fratellastri Billi», disse la ex compagna Anna Maria Malipiero. Uscì dal coma due mesi più tardi e cominciò una lunga riabilitazione. È uscito dall’ospedale nel giugno 2008 «felice di essere tornato a vivere» ma «ha ancora molto da lavorare per recuperare appieno l’uso della parola». Nel 2011 è uscita la sua biografia per Rizzoli, curata dal fratello Giovanni, Sono un bravo ragazzo – Andata, caduta e ritorno.
Nel settembre del 2013 rilasciò un’intervista via mail al Corriere della Sera, in cui disse di aver scritto una canzone con il fratello Giovanni, Olga tu mi fai morir (che mandarono a Sanremo ma senza successo), e di aver pronte due sceneggiature: «Sono vissuto per almeno 10 anni con la febbre a quaranta, ora la febbre è passata. Ai giovani dico: “Non bevetevi il cervello”. (…) Ho 57 anni, un po’ acciaccato e non parlo, ma capisco e vedo tutto, posso dire tutto con il mio comunicatore» (Marco Bernardini). «Quante volte mi sono innamorato delle mie attrici? Tre convivenze. Clarissa Burt. Isabella Ferrari. E Anna Maria Malipiero» (dalla quale ha avuto la figlia Ginevra).
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