ALESSANDRO IMPAGNATIELLO NELL’OMICIDIO DI GIULIA TRAMONTANO HA FATTO TUTTO DA SOLO?

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L’ha uccisa con «almeno» 37 coltellate, forse addirittura 40. Due quelle letali, nella zona del collo. Giulia Tramontano, 29enne al settimo mese di gravidanza, non ha potuto nulla contro la furia omicida del compagno 30enne Alessandro Impagnatiello. Lo dimostrano i risultati dell’autopsia. La vittima è morta senza riuscire a difendersi. È stata colpita ripetutamente nella parte superiore del corpo, compresi il volto e un polmone che risulta perforato fino a spirare dissanguata. Nessun fendente al ventre, dove Thiago si preparava a venire al mondo.

Impagnatiello decide di porre fine a quella di Giulia.Tentando poi di dare fuoco al corpo due volte. Una verità oggettiva, che smonta nuovamente le bugie dell’uomo. Nei giorni scorsi, infatti, ha mentito ripetutamente ai giudici. Prima cercando di far passare il delitto come un incidente domestico: «Ha iniziato a procurarsi dei tagli sul braccio perché non aveva più voglia di vivere, per non farla soffrire l’ho aiutata colpendola al collo». Poi, davanti alla gip Angela Minerva, un’altra versione: «Giulia non si è pugnalata. Mentre affettava delle verdure si è tagliata inavvertitamente sul braccio destro, poi ho preso io il coltello e ho proseguito».

Una lama «in acciaio, di circa sei centimetri». Alla giudice spiegava che in quel gesto «non c’era né ira, né rabbia, né desiderio di vendetta». Un’altra bugia. A dimostrare la sua furia omicida, invece, ci sono quaranta coltellate. La dinamica del delitto ha ancora delle incognite da risolvere. Le ustioni dovute alle bruciature hanno alterato i tessuti del corpo di Giulia, rendendo così difficile stabilire con esattezza il giorno e l’ora del decesso. Inoltre non è chiaro il modo in cui Impagnatiello abbia ucciso. L’ipotesi di un’aggressione alle spalle, di sorpresa, resta tale e senza alcuna conferma a causa delle condizioni del cadavere. E poi ci sono gli esami tossicologici, i cui esiti sono previsti nei prossimi giorni.

I test dovranno dimostrare se del veleno per topi che è stato trovato in due confezioni nello zaino del killer si trova traccia nel sangue di Giulia e nel corpo del piccolo. Per capire se nei piani dell’uomo era previsto un altro tipo di morte oltre alle coltellate. Altri due gialli sono da risolvere in questa vicenda. Il cellulare di Giulia, con cui il barman voleva inscenare che fosse ancora viva mandando messaggi ad amici e familiari, non è ancora stato trovato. E non è chiara nemmeno l’eventuale presenza di un complice nel delitto. Per trasportare il corpo il 30enne ha acquistato un carrello pagando 170 euro in contanti. Il negoziante ha dichiarato agli inquirenti di averlo ceduto «a un giovane con un cappellino in testa», senza però poter confermare che quel giovane fosse proprio Impagnatiello.

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