MICHELA MURGIA RACCONTA LA SUA COPPIA OMOGENITORIALE

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“IO E CLAUDIA SIAMO UNA COPPIA OMOGENITORIALE, CONDIVIDIAMO UN FIGLIO” – MICHELA MURGIA, DOPO AVER PARLATO DEL SUO CANCRO AL QUARTO STADIO, RACCONTA SU INSTAGRAM LA SUA “FAMIGLIA QUEER” E RIVELA IL RAPPORTO CON LA SUA AMICA CLAUDIA E CON IL FIGLIO DI LEI: “CI SIAMO NASCOSTE PER ANNI, MADRI IN CASA, AMICHE FUORI, PER FAR STARE TRANQUILLO IL MONDO. POI UN ANNO E MEZZO FA MI SONO AMMALATA ED È CAMBIATO TUTTO. COME È SUCCESSO CHE SIAMO DIVENTATE MADRI INSIEME? LO HA FATTO SUCCEDERE RAPHAEL A NOVE ANNI…”

Michela Murgia torna a raccontare le dinamiche della sua famiglia queer in un post che spiega il legame profondo tra lei, Claudia e il loro figlio Raphael. Poco più di una settimana fa la scrittrice ha parlato del tumore giunto al quarto stadio, dell’intenzione di sposarsi e anche dei legami profondi che la legano alle persone più importanti della sua vita. Tra loro anche Claudia.

“La famiglia è un posto dove si gestisce in modo strutturale il passaggio tra le generazioni. Come questo passaggio avvenga è però molto definito dalla legge e di certo non comprende il modo in cui lo facciamo noi” esordisce Michela Murgia a corredo degli scatti che la mostrano con Claudia e Raphael, il figlio di cui entrambe hanno deciso di prendersi cura.

“Nella nostra famiglia queer, io e Claudia siamo l’unica coppia omogenitoriale, perché da dodici anni condividiamo un figlio, Raphael. È la prima volta che mi riferisco a noi due come “coppia omogenitoriale”: famiglia ci bastava. Come è successo che siamo diventate madri insieme? Lo ha fatto succedere Raphael a nove anni, prendendomi la mano nella stessa sera in cui l’ho visto per la prima volta e dicendo: non voglio che te ne vai mai più.

Non c’era alcuna ragione per dargli retta, a me i bambini nemmeno piacciono, ma ho vacillato e ho guardato Claudia, anche lei conosciuta la sera stessa. La decisione presa in quello scambio di sguardi non l’ho mai rimpianta”.

“Nei successivi dodici anni io ho divorziato, lei si è sposata, abbiamo vissuto tante cose insieme, ma una cosa non è mai cambiata: siamo rimaste le madri di Raphael. È stato facile? Sì e no” prosegue: “La parte facile l’ha fatta lui, che ha un’intelligenza emotiva che noi neanche dopo una vita di analisi. La parte difficile l’hanno fatta gli altri. Parentado biologico diffidente, quando non ostile. Compagni giudicanti. Conoscenti morbosi. Mille spiegazioni. Silenzi di protezione.

La paura che a una dogana qualcuno ti chieda perché viaggi all’estero con un minorenne che non è tuo figlio. La certezza che non puoi andarlo a prendere a scuola, perché non sei nessuno. La preoccupazione che a lei succeda qualcosa e tu non possa dire: ci sono anche io. O che succeda qualcosa a te e lui non possa dire: era mia madre. Ci siamo nascoste per anni, madri in casa, amiche fuori, per far stare tranquillo il mondo. Poi un anno e mezzo fa mi sono ammalata ed è cambiato tutto”.

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