PUTIN E XI JINPING SI STANNO SPARTENDO L’AFRICA

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ABBIAMO LASCIATO L’AFRICA NELLE MANI DI PUTIN – I MERCENARI DELLA BRIGATA WAGNER SI SONO INFILTRATI IN 12 PAESI: IN LIBIA PRIGOZHIN E COMPAGNI SONO STABILMENTE AL FIANCO DI HAFTAR. POI CI SONO MALI, CENTRAFRICA E SUDAN, DOVE HANNO BUONI RAPPORTI SIA CON IL GENERALE AL BURHAN CHE CON LE MILIZIE DI DAGALO. GLI AMERICANI HANNO ALTRE PRIORITÀ, E LA FRANCIA È IN RIPIEGAMENTO: COSÌ, “MAD VLAD” SI SPARTISCE IL CONTINENTE NERO CON XI JINPING…

Negli anni ‘80 le mummie del Cremlino usavano il contingente cubano e i loro «consiglieri» per appoggiare regimi amici in Africa. Oggi Vladimir Putin dispone della compagnia di sicurezza Wagner, impegnata da tempo in un grande «safari». Mosca – sottolineano le indiscrezioni rilanciate dal Washington Post – si è mossa per piazzare sue basi, ha dato il suo supporto ad eserciti africani, ha manovrato per creare una coalizione anti-occidentale. Un obiettivo ampliato dopo l’invasione dell’Ucraina, con missioni a ripetizione, ricerca di sponde diplomatiche – vedi il Sudafrica – promesse e aiuti.

Sono una dozzina i Paesi dove i miliziani di Prigozhin agiscono. Hanno messo radici in Libia al fianco del generale Haftar, «signore» della Cirenaica. Sono corsi in Mozambico, però le hanno «buscate» con perdite. È andata meglio in Mali e Centrafrica, due Paesi dove la «ditta» ha conquistato posizioni sfruttando gli errori storici della Francia (e il suo ritiro), il risentimento verso l’ex colonia, la grave situazione socio-economica. Il modello di Prigozhin è portato avanti per fasi. La prima: avviano contatti, trovano agganci nelle gerarchie. La seconda: inviano mercenari, allargano il network di conoscenze, puntellano le forze di sicurezza incapaci nel tenere testa a jihadisti e guerriglie. La terza: la stabilizzazione, con il focus sull’economia. La quarta: intensa azione di propaganda, con diffusione di fake news, manipolazioni.

In Sudan hanno stretto un buon rapporto con le milizie del generale Mohamed Dagalo, però hanno anche preservato i rapporti con il potere centrale incarnato dal generale Abdel Fattah Al Burhan. La Russia punta ad ottenere una base sul Mar Rosso – c’è un accordo di principio – ed è interessata al traffico d’oro gestito proprio da Dagalo, appoggiato a sua volta dagli Emirati Arabi, monarchia che si intende alla grande con il Cremlino. Washington ha dato vita ad una contro-strategia. Il capo della Cia ha visitato la regione, ha esercitato pressioni sollecitando la cooperazione di vecchi partner. In un’occasione ha organizzato un’operazione coperta per distruggere un velivolo della Wagner in Libia. Anche gli americani sono presenti nel continente, specie in chiave anti-terrorismo con droni, ricognitori e commandos.

Hanno il Comando Africa basato però a Stoccarda perché nessuno Stato lo ha voluto ospitare. E questo dice molto. Le priorità, è chiaro, sono altre. Parigi è in ripiegamento. Lasciato il Mali, è stata messa alla porta in Burkina Faso, altro «attore» corteggiato dai russi. Adesso teme per il Ciad e, stando alle carte riservate, è pronta a colpire se il pendolo dovesse spostarsi in favore di Mosca. Girano voci di rischio golpe. Da buoni opportunisti a Mosca aspettano. La nuova guerra fredda passa per le terre calde.

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