COME METTERE FINE AL MASSACRO DELLA GUERRA IN UCRAINA? – LUCIO CARACCIOLO: “L’ESTABLISHMENT MILITARE E PARTE DI QUELLO POLITICO AMERICANO PUNTANO ALLA SOLUZIONE “COREANA”. ENTRO L’ANNO, SI TRACCIA UNA LINEA SUL TERRENO LUNGO LA QUALE SI BLOCCA IL CONFLITTO. ARMISTIZIO SENZA LIMITE DI TEMPO. CON UN’AMPIA ZONA DEMILITARIZZATA A DIVIDERE I CONTENDENTI. LE QUESTIONI TERRITORIALI VENGONO DEMANDATE A UNA FUTURA CONFERENZA DI PACE. AGLI UCRAINI È OFFERTA UNA GARANZIA INTERNAZIONALE DI SICUREZZA CHE IMPEGNI RUSSI, AMERICANI E ALTRE POTENZE, MENTRE GLI EUROPEI CONCEDONO A KIEV INGRESSO NELLA UE E ACCESSO A FONDI SPECIALI PER LA RICOSTRUZIONE”…
Il dramma della guerra in Ucraina è che sembra destinata a finire solo quando uno o entrambi i contendenti non avranno più le risorse per continuarla […] Ma è davvero così? Siamo prigionieri di un destino? […] ci sono i margini per congelare il conflitto prima che a farlo sia l’inverno atomico. Se ne deve perché siamo umani, e lo sono anche i contendenti […] mossi dall’istinto di conservazione.
Premessa: non potrà essere vera pace, stante l’odio e gli orrori accumulati. Ma già un lungo periodo di sospensione servirebbe a stemperare il clima apocalittico e a preparare, se non la pace, la non-guerra. Questo conflitto ha almeno tre dimensioni.
La prima, diretta, è lo scontro fra impero russo in decadenza e nazione ucraina in formazione, oggi saldata come mai dall’aggressione di Mosca, domani vedremo. Partita cominciata oltre cent’anni fa […] di cui è arduo vedere la fine, se non nella scomparsa di uno o entrambi i soggetti in competizione.
La seconda partita, sempre meno indiretta, è fra Russia e America o “Occidente collettivo”, per usare il gergo di Putin. Posta in gioco la frontiera orientale della Nato, che per Mosca non deve includere l’Ucraina. Ragione di fondo adottata dal Cremlino per spiegare l'”operazione militare speciale”. Questa dimensione ci investe direttamente come europei e italiani.
La terza, ancora fredda, inquadra il campo di battaglia ucraino nella competizione strategica fra Stati Uniti e Cina, con la Russia sempre più schiacciata su Pechino per mancanza di alternative. Gli americani considerano primaria questa partita, con l’Ucraina teatro importante ma non decisivo.
Se ne deduce che la prima dimensione, quella russo-ucraina, sia pressoché intrattabile […] La seconda e la terza versione sono invece gestibili. In altri termini: saranno America e Russia a decidere la fine o la continuazione dello scontro. Con la Cina in veste di disonesto sensale (i cinesi hanno tutto l’interesse a tenere in piedi Mosca e a indebolire Washington) entrato clamorosamente in gioco via progetto di pace concordato in parte con Putin, i cui eventuali effetti misureremo già nei prossimi giorni.
Qualcosa si muove, sottotraccia, nel triangolo sino-russo-americano. In particolare fra Mosca e Washington. I sondaggi segreti non hanno finora prodotto nulla di visibile […] Il ragionamento del Pentagono – osteggiato da altri centri di potere, quali il Consiglio per la Sicurezza Nazionale e il Dipartimento di Stato, con Biden chiamato a trovare un punto di composizione fra le diverse agenzie, intelligence compresa – è il seguente.
Siamo in una guerra di attrito. Per vincerla devi distruggere il morale, le infrastrutture e la produzione di armi del nemico. Ciò che i russi stanno metodicamente facendo, ad altissimo prezzo, che gli ucraini non possono fare e che gli americani non vogliono azzardare, perché sarebbe guerra nucleare Usa-Russia. Inoltre, gli stock occidentali, compresi quelli americani, stanno riducendosi pericolosamente.
Al Pentagono si lamenta che le forniture d’armi concepite per Taiwan e alleati asiatici siano deviate verso l’Ucraina. I russi, per la sorpresa quasi generale, sembrano disporre di magazzini ancora semipieni, malgrado le enormi perdite subite. Soprattutto producono nuove armi a ritmi per noi impensabili. Infine, le sanzioni per ora non intaccano l’economia russa, anche perché spesso aggirate dai paesi che le hanno decretate.
Risultato: l’establishment militare e parte di quello politico americano puntano alla soluzione “coreana”. A un certo punto, entro l’anno, si traccia una linea sul terreno lungo la quale si blocca il conflitto. Armistizio senza limite di tempo. Con un’ampia zona demilitarizzata a dividere i contendenti. Le questioni territoriali vengono demandate a una futura conferenza di pace.
Agli ucraini è offerta una garanzia internazionale di sicurezza che impegni russi, americani e altre potenze, mentre gli europei concedono a Kiev una corsia rapida di ingresso nella Ue, dunque di accesso a fondi speciali per la ricostruzione. L’Ucraina continua a rivendicare il legittimo ritorno ai confini del 1991, la Russia all’illegittima annessione di quattro regioni del Donbas, peraltro non interamente conquistate.
Ci sono alternative possibili? Certamente sì. Tutte terribili. A meno di non considerare la vittoria militare totale dell’Ucraina nei termini definiti da Zelensky – equivalenti alla capitolazione della Russia – come realizzabile in modi e tempi sopportabili. Dagli ucraini, anzitutto. In caso contrario potremmo arrivare alla catastrofe quasi senza accorgercene. […] Putin parla di cultura di guerra come destino per la Russia. Mentre noi potremmo presto accorgerci che senza un intervento diretto della Nato […] l’Ucraina sarà destinata a schiantarsi. Per quanto si voglia rimuovere questo fantasma, siamo vicini all’alternativa del diavolo: guerra totale – quindi nucleare – contro la Russia oppure graduale abbandono di Kiev al suo destino.
Lo scontro diretto con Mosca, nel quale probabilmente sarebbe coinvolta la Cina, sarebbe terza guerra mondiale. Dalla quale difficilmente uscirebbe un vincitore. La rovina dell’Ucraina sarebbe insopportabile per gli ucraini, vergognosa per noi, fonte di nuovi conflitti fra vicini interessati alle spoglie del vinto. Alternativa evitabile? Sì. Ma il tempo stringe.
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