IL RACCONTO DELLA RAPINA SUBITA DAL RE DELLA PASTA SATURNINO DE CECCO NELLA SUA VILLA VICINO PESCARA: “ERANO IN QUATTRO CON UN FORTE ACCENTO DELL’EST EUROPA. MI HANNO PICCHIATO E MINACCIATO ANCHE CON I COLTELLI – MIA MOGLIE E MIA FIGLIA ERANO RINCHIUSE IN CUCINA ED ERO IGNARO DELLE LORO CONDIZIONI. AVEVANO GIÀ PRESO TUTTO QUELLO CHE AVEVAMO MA CHIEDEVANO ALTRO” – A METTERE IN FUGA I CRIMINALI E’ STATA UNA MOSSA AVVENTATA DI UNO DI LORO CHE…
Estratto dell’articolo di Paolo Mastri, Patrizia Pennella per “il Messaggero”
Sulla collina vista mare tra Montesilvano e Pescara il luogo, appartato e panoramico, protegge da sempre la privacy delle famiglie più in vista. Lunedì sera ha consentito anche a un commando di almeno cinque banditi, fra i quali una donna, di agire indisturbati piombando a sorpresa nella residenza di Saturino De Cecco, erede della dinasty abruzzese della pasta, dopo aver preso in ostaggio la moglie Sheila D’Isidori e la figlia di soli 8 anni, che intorno alle 21.15 stavano rientrando in auto nella grande villa con piscina, eliporto e un vastissimo parco di palme, pitosfori e macchia mediterranea.
È durato tutto quaranta minuti esatti. Fin quando un complice dei banditi, rimasto all’esterno della villa in funzione di copertura, muovendosi ha azionato uno dei sensori perimetrali, oppure urtato una telecamera, facendo scattare l’allarme e costringendo il commando alla fuga a bordo di un’Audi che si suppone rubata nei giorni precedenti.
Un tempo che alle vittime della rapina è sembrato interminabile, e che ai banditi ha dato modo di farsi aprire la cassaforte e prelevare un numero imprecisato di costosissimi orologi, oggetti preziosi, altri valori e persino una pistola regolarmente detenuta.
«Un momento traumatico – racconta il giorno dopo l’industriale, principale azionista dell’azienda di famiglia dal cui board si è dimesso tre anni fa -, quando ti entrano in casa con violenza e ti sequestrano la famiglia è grave, bisogna mantenere la calma, seguire le indicazioni, essere il più accondiscendenti possibile, che è quello che poi ho fatto. Mi hanno picchiato per incutere timore, mentre mia moglie e mia figlia erano rinchiuse in cucina ed ero ignaro delle loro condizioni. Sono stato molto calmo e attento a evitare reazioni, per fortuna è andata bene, detto col senno di poi».
Vi hanno picchiato?
«Sì, sono stato colpito. Ma soprattutto ci hanno intimorito mostrandoci i coltelli, ci hanno minacciato, hanno detto di avere la pistola e mi hanno fatto sentire che l’avevano – racconta Saturnino uscendo dalla caserma dei carabinieri di Montesilvano, subito dopo aver deposto per oltre tre ore, insieme alla moglie sui dettagli della rapina -. Io ho sempre cercato di mantenere la calma, di non cedere a nessuna provocazione».
Non vi hanno creduto quando avete detto di non tenere in casa ingenti somme di denaro?
«Sì – continua il racconto – avevano già preso tutto quello che avevamo ma chiedevano altro. In queste situazioni i banditi pensano di trovare più di quello che tu gli hai dato, ma io ovviamente gli avevo dato qualsiasi cosa. Sono situazioni in cui si pensa soltanto a salvaguardare la famiglia. L’obiettivo più importante è portare a casa la pelle. Siamo stati fortunati. Era partita molto male, davvero molto male. Quando qualcosa non gli piaceva mi hanno menato».
Che idea si è fatto dei banditi?
«Gente decisa, di sicuro dei professionisti. Erano quattro, tra di loro certamente una donna. Due si sono occupati delle donne richiuse in cucina, gli altri mi hanno costretto ad aprire la cassaforte. In giardino c’era sicuramente un quinto complice, in funzione di copertura. Avevano un forte accento dell’est Europa».