Tamberi, è impensabile che nessuno l’abbia messo in guardia sui rischi di un dimagrimento così drastico. Non sapremo mai se a tradirlo sia stato l’accanimento più feroce del solito con cui ha massacrato il suo corpo negli ultimi mesi, quelli dei blackout che «andavano e venivano». (…). Oppure se ieri Gimbo Tamberi, entrato in pedana avvolto in una tuta-saio nera come un penitente reduce da lunghissimo digiuno punitivo, abbia semplicemente pagato anni di fatiche e ferite che avrebbero abbattuto chiunque altro.
Non lo sapremo mai e mai potremo giudicarlo, anche se i medici che hanno osservato il suo profilo scheletrico e letto i referti della pesatura hanno definito a serio rischio il suo 3% di massa grassa (roba da maratoneti africani) e gli psicologi sono rimasti turbati dalla ripetuta ostentazione di Tamberi nell’esibire su Instagram le tracce filiformi delle sue pieghe di grasso sull’addome sudato.
Impensabile che nessuno l’abbia messo in guardia sui rischi di un dimagrimento così drastico, che può farti volare (a Roma due mesi fa) ma anche tagliarti le gambe come ieri: probabile che abbia deciso lo stesso di andare avanti per la sua strada come fece il 15 luglio 2016 a Montecarlo. Dopo aver demolito il primato italiano a 2,39 si fracassò un legamento giocandosi le Olimpiadi di Rio e rischiando la carriera.
Se un giorno Gianmarco decidesse di aprirsi, libero dai demoni dell’agonismo, potrebbe descrivere un quadro straordinario delle motivazioni, delle angosce e dei dolori di uno dei più grandi atleti di sempre.