Giorgio Armani tra pochi giorni, l’11 luglio, compirà 90 anni, e non ci pensa nemmeno a fare un passo indietro. Non è un’opzione nemmeno la nostalgia: «Un sentimento che paralizza e immalinconisce, e io preferisco ancora guardare avanti», come ha spiegato in un’intervista. Qui a Parigi, dove è in scena la couture, fino all’ultimo minuto ieri sera al Palais de Tokyo, ha controllato come sempre ogni minimo dettaglio degli abiti Privè per il prossimo autunno-inverno.
Una collezione ispirata dalle perle, associate alla luna, all’acqua, alla saggezza, alla purezza e all’amore. Veramente magnifica. Una summa della poetica armaniana, un’estetica pacata e seducente che in 50 anni ha conquistato il mondo passando da Hollywood: era il 1978 quando Diane Keaton salì sul palco degli Oscar (premiata per Io e Annie, di Woody Allen) con una sua giacca e quella linea, scivolata, comoda, senza genere è ancora rivoluzionaria.
Come è rivoluzionaria la coerenza, non cedere alla «moda» del momento, all’urlo, al «famolo strano». Poi c’è stato Richard Gere con American Gigolò nel 1980 e anche l’uomo è stato liberato dalle gabbie, con una giacca destrutturata e un nuovo stile.
Da allora il rapporto con il mondo del cinema è sempre stato strettissimo. Tra le dive più affezionate Sophia Loren, coetanea e cara amica. E ieri a Parigi lo hanno applaudito Kate Blanchett, Eva Green, Naomi Harris, Fala Chen.
Fascino Armani, chiamatelo se volete «rigore» che per lui affonda nell’infanzia, nel ricordo della mamma Maria, parola «che andava di pari passo con la situazione economica della mia famiglia allora. Non avevamo soldi, quindi gioco forza quella necessità diventò un’abitudine». E in quel gesto di rinuncia, di «togliere», si crea raffinatezza.
La bellezza dell’essenziale, anche ieri, in questa collezione Privé magica, con perle intrappolate in tessuti leggeri, ricami, cristalli che brillano su giacche scolpite e pantaloni fluidi, su top e gilet, o gonne trasparenti.
Lunghi abiti che accompagnano la figura e lasciano che il movimento del corpo si avverta in trasparenza. Il «lusso» è nell’essenza dei ricami che disegnano e decorano, giocando con la luce.
Nella palette il bianco, il platino, l’oro e il nero, per la seta jacquard e traslucida, il velluto notturno, il tulle impalpabile. «L’Alta Moda mi permette di creare abiti, avvolgendoli di una magia che nel prêt-à-porter è irraggiungibile spiega Armani.
E questa collezione è un’espressione perfetta del mio modo di immaginarla: è grafica, pura, essenziale, ma splendente di bagliori e ricami di perle. È anche una collezione che celebra il potere pacificante della bellezza e dell’armonia». Il maestro ha scelto ogni dettaglio, come sempre. «Per il prossimo inverno ho creato abiti che evocassero un’idea di eleganza pacata, discreta e lussuosa allo stesso tempo. Le perle, con la loro lucentezza che incanta e mai abbaglia, mi hanno ispirato nell’immaginare una donna intensa, seducente, dal fascino lunare e appena malinconico».
Un compleanno importante, questo, che si merita un regalo altrettanto importante come una sede per la couture nel cuore di Parigi, in Rue François 1er, che si chiamerà Palazzo Armani, dove il maestro si è ritagliato uno studio per sé.
E per i suoi 90 anni Armani si regala anche uno show nella Grande Mela per celebrare l’inaugurazione del suo nuovo complesso in Madison Ave. Insomma i 90 sono i nuovi 50.