Lo sprint dell’autonomia arriva già dal pomeriggio scorso, fin dall’apertura dei lavori di Montecitorio con la richiesta di inversione dell’ordine dei lavori avanzata dalla Lega per discutere subito il disegno di legge. La sospensione di un paio d’ore per permettere ai parlamentari delle opposizioni di aderire alla manifestazione in piazza Santi Apostoli contro le riforme, non rallenta certo il cammino dell’autonomia. Infatti ripresi i lavori arriva lo ‘scatto’ del centrodestra: poco prima delle 23 su richiesta di Tommaso Foti (FdI) viene convocata la riunione dei capigruppo. Ed è scontro tra le parti.
L’Aula vota per la seduta fiume con la maggioranza determinata a non cedere neanche un minuto ai ‘rivalì: si continua ad oltranza fino al voto finale. “Spaccano l’Italia col favore delle tenebre”, Giuseppe Conte riassume così le critiche delle opposizioni. Il ‘monologo’ dei partiti di minoranza (durante il voto degli emendamenti e degli odg) si interrompe solo con le dichiarazioni di voto. “Ci avete tenuto qui per uno scalpo, un cinico baratto. Cambiate il vostro nome di in ‘brandelli d’Italia’ o ‘fratelli di mezza Italia’ visto che la state spaccando, vergogna”, attacca Elly Schlein. “Vi abbiamo preso con le mani nella marmellata. Altro che ‘maschera e volto’, voi siete solo maschera, il volto l’avete perso da tempo. Uno, nessuno e centomila… Buona fortuna, camposanto”, la replica di Tommaso Foti capogruppo dei deputati di Fratelli d’Italia.
Intanto, incassato il via libera della Camera, Roberto Calderoli, ‘padre’ del ddl mostra sorridente in Transatlantico il testo del provvedimento. “Mi tremano le gambe per l’emozione”, scrive sui social. Presente in Aula, tra i banchi del partito, prima del voto finale, anche il vice segretario leghista, Giancarlo Giorgetti. Foto di gruppo con bandiere regionali per i deputati leghisti che hanno così festeggiato il via libera definitivo al testo. I parlamentari hanno posato con Roberto Calderoli nel cortile di Montecitorio mostrando le bandiere di Veneto, Lombardia, Piemonte, Romagna e Calabria.
Esulta anche il leader della Lega, Matteo Salvini: “una giornata storica. Una vittoria di tutti gli italiani: grazie a tutti”. La seduta si conclude con i deputati M5s che cantano l’inno nazionale, sventolando i tricolori che molti tenevano al collo. E rimane qualche parlamentare appisolato sui divanetti del Transatlantico.
L’autonomia differenziata è il riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione a una Regione di una autonomia legislativa su materie di competenza concorrente e, in tre casi, di materie di competenza esclusiva dello Stato. Insieme alle competenze, le Regioni possono anche trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive. La legge appena approvata dalla Camera su ‘Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione’, firmata dal ministro Roberto Calderoli, offre la possibilità di riconoscere livelli di autonomia alle Regioni italiane a statuto ordinario e speciale e alla Provincia Autonoma di Trento e Bolzano, ed è legge procedurale attuativa della riforma del Titolo V della Costituzione approvata nel 2001.
In 11 articoli, la nuova norma definisce le procedure legislative e amministrative per l’applicazione di quanto previsto dalla Carta, regolando le procedure per intese tra Stato e quelle Regioni che decideranno di chiedere una autonomia differenziata in 23 materie. Prima di presentare la richiesta, ogni singola Regione dovrà acquisire pareri di Comuni, Province ed enti regionali del suo territorio. Le materie per cui è possibile questa richiesta sono: salute, istruzione, sport, ambiente, energia, trasporti, cultura e commercio con l’estero. Per 14 di queste materie vanno definiti i Lep, Livelli Essenziali di Prestazione.
Lo Stato e la Regione richiedente l’autonomia differenziata avranno tempo 5 mesi dalla richiesta della Regione per arrivare a un accordo. Le intese potranno durare fino a 10 anni e poi essere rinnovate, e potranno anche essere interrotte prima della scadenza da Stato o Regione con preavviso di almeno 12 mesi. Cuore della riforma sono appunto i Lep, il servizio minimo che deve essere garantito in modo uniforme sull’intero territorio nazionale. La determinazione dei costi e dei fabbisogni standard avviene sulla base di una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell’ultimo triennio.
L’esecutivo entro 24 mesi dall’entrata in vigore della legge approvata oggi dovrà varare uno o più decreti legislativi per determinare livelli e importi dei Lep. Il trasferimento di funzioni da Stato a Regione sarà possibile solo successivamente alla determinazione dei Lep e nei limiti delle risorse rese disponibili in legge di bilancio. Una cabina di regia del governo nazionale dovrà effettuare periodica ricognizione del quadro normativo in relazione a ciascuna funzione amministrativa statale e delle regioni ordinarie e individuare materie o ambiti di materie riferibili ai Lep sui diritti civili e sociali che devono essere garantiti allo stesso modo in tutto il territorio nazionale.
Ne fanno parte tutti i ministri competenti, assistiti da una segreteria tecnica presso il Dipartimento Affari Regionali e Autonomie della Presidenza del Consiglio. Il governo può sostituirsi a organi di Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni quando verifichi loro inadempienze rispetto a trattati internazionali, normative comunitarie oppure riscontri un pericolo grave per la sicurezza pubblica inclusa la garanzia di diritti civili e sociali e occorra tutelare l’unita’ giuridica o quella economica del Paese.