Putin è disperato

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L’amministrazione del presidente americano Joe Biden ha bisogno di “far sanguinare ancora più forte l’Europa” per rimanere al potere. Lo […]


L’amministrazione del presidente americano Joe Biden ha bisogno di “far sanguinare ancora più forte l’Europa” per rimanere al potere. Lo ha scritto su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. “I paesi dell’Unione Europea si rendono conto che Washington li sta coinvolgendo in uno scontro diretto con la Russia sotto la bandiera della Nato?”, ha scritto.

“L’Occidente sta nutrendo istericamente la sua popolazione con affermazioni sulla presunta imminente aggressione della Russia contro i Paesi occidentali – ha aggiunto la Zakharova – e questo significa solo una cosa: l’amministrazione Biden deve far sanguinare l’Europa ancora più forte per evitare il collasso del proprio governo e dell’economia statunitense”.

Intanto il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Russia Dmitry Medvedev ritiene necessario rispondere alle sanzioni occidentali. Nel suo canale Telegram, ha invitato a trasformare la vita in Occidente in un “completo incubo”, causando il massimo danno ai paesi ostili.

“Ogni giorno dobbiamo cercare di causare il massimo danno a quei Paesi che hanno imposto queste restrizioni contro il nostro Paese e tutti i nostri cittadini”, ha invitato il vice capo del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa. “Dobbiamo causare danni ovunque, paralizzare il lavoro delle loro aziende e degli enti governativi. Causare problemi nelle loro tecnologie più importanti e colpirli senza pietà, distruggendo letteralmente la loro energia, industria, trasporti, banche e servizi sociali.”

“Trasformiamo la loro vita in un incubo completamente folle”, ha concluso Medvedev, proponendosi di lasciarsi guidare dal principio dell’Antico Testamento di “occhio per occhio”.

La Russia si è impegnata in un “modello deliberato” di tattiche di fame durante l’assedio di 85 giorni della città ucraina di Mariupol all’inizio del 2022. Questo equivale a un crimine di guerra, secondo un nuovo dossier presentato alla Corte penale internazionale dagli avvocati di Global Rights Compliance, che lavorano in collaborazione con il governo ucraino. Il documento sostiene che la Russia e i suoi leader intendevano uccidere e danneggiare un gran numero di civili.

Si stima che 22.000 persone siano state uccise durante l’accerchiamento e la conquista della città di Mariupol all’inizio della guerra in Ucraina. I civili rimasero senza acqua, gas o elettricità entro pochi giorni dall’assedio mentre le temperature scendevano sotto i meno 10°C. Catriona Murdoch, partner di Global Rights Compliance, ha affermato che lo scopo della ricerca era “vedere se esistesse una narrazione più ampia”, che provasse una deliberata negazione del cibo e di altri servizi necessari per la vita da parte dell’esercito russo e della sua leadership, un strategia della fame che potrebbe essere considerata un crimine di guerra.

“Quello che abbiamo potuto vedere è che ci sono state quattro fasi nell’attacco russo, a partire dai raid alle infrastrutture civili, con l’interruzione della fornitura di elettricità, riscaldamento e acqua. Poi le evacuazioni umanitarie sono state negate e persino attaccate, mentre è stato impedito il passaggio degli aiuti”, ha aggiunto la Murdoch. “Nella terza fase sono state prese di mira le rimanenti infrastrutture critiche, i civili sono stati terrorizzati con aiuti e i punti d’acqua bombardati. Infine, nella fase quattro, la Russia si è impegnata in attacchi strategici per distruggere o occupare le restanti infrastrutture”.

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