L’ONDA NERA TRAVOLGE L’EUROPA E MOSCA GODE

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«A quanto pare, la maggioranza sarà effettivamente filo-europea e filo-ucraina». Così il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha commentato laconicamente […]

«A quanto pare, la maggioranza sarà effettivamente filo-europea e filo-ucraina». Così il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha commentato laconicamente i risultati preliminari delle elezioni europee. «Ma con il tempo, i partiti di destra gli pesteranno i piedi» ha poi aggiunto.

Mentre Kiev ancora non commenta i risultati delle elezioni europee, la propaganda di Mosca applaude la sconfitta delle due forze politiche responsabili di gran parte del sostegno europeo all’Ucraina nella guerra contro la Russia: i partiti di Emmanuel Macron in Francia e di Olaf Scholz in Germania sono stati entrambi battuti da partiti di estrema destra. Un risultato «prevedibile» secondo Vyacheslav Volodin, il presidente della Duma, la camera bassa del parlamento russo.

«L’economia è stagnante, c’è una crisi migratoria, i Paesi, contrariamente ai loro interessi nazionali, sono coinvolti nella guerra in Ucraina», ha scritto il politico su Telegram, invitando i leader francese e tedesco a dimettersi e a «smettere di prendersi gioco della popolazione dei propri Paesi».

Secondo la presidente del Consiglio delle Federazione russa, Valentina Matvienko, la sconfitta di Macron e Scholz «conferma ancora una volta il loro fallimento sia come politici nazionali che europei». «Seguendo gli ordini di Washington e abbandonando la sovranità, non potevano contare su nient’altro», ha scritto la funzionaria sul suo canale Telegram questa mattina, aggiungendo che i risultati del voto metterebbero in dubbio la legittimità dei due leader.

La Rossyskaya Gazeta, invece, sottolinea che nonostante le forze pro-europeiste conservino la maggioranza nel Parlamento Europeo, il successo delle forze di destra «solleverà interrogativi nel principale organo legislativo d’Europa riguardo all’opportunità di un ulteriore sostegno al regime di Kyiv».

Il realismo del Cremlino di fronte alle elezioni europee. «La maggioranza dell’Europarlamento resterà filo-europea e filo-ucraina», dice il portavoce di Putin, Dmitry Peskov. Eppure, non mancano gli accenti che dimostrano la soddisfazione trattenuta a stento per l’avanzata dell’estrema destra non ostile alla Russia e desiderosa di chiudere la guerra in Ucraina.

Così come le dichiarazioni diplomatiche che tradiscono la volontà di non creare degli imbarazzi a Marine Le Pen, le cui posizioni verso Mosca sono ancora tutte da verificare se mai andrà all’Eliseo, dopo le elezioni anticipate.

Peskov si limita a osservare che l’avanzata dei partiti di destra «è visibile a occhio nudo, nonostante il fatto che gli europeisti mantengano le loro posizioni di comando». Le opposizioni sovraniste «con il tempo pesteranno i piedi agli europeisti». La politica di Putin, del resto, è la pazienza. Sono anni che lo Zar aspetta il ribaltamento della maggioranza a Bruxelles, nella speranza di archiviare «l’operazione speciale» avviata il 24 febbraio 2022.

Aspetta che gli europei si arrendano per stanchezza e, “incassando” l’annessione delle province ucraine conquistate, di poter progettare altre imprese nel solco dell’ideologia gran-russa: là dove c’è un russo, là è la Russia. Una strategia di contrapposizione muscolare alla Nato e all’Unione europea. Il Cremlino, su Marine Le Pen, sottolinea che «contrariamente alle calunnie diffuse negli Stati Uniti e in Europa non interferisce negli affari interni di altri Stati».

Le parole più dure, al solito, vengono affidate all’ex presidente russo considerato un tempo un liberale e oggi diventato un “falco” fautore dell’opzione nucleare, Dmitry Medvedev. «Le sconfitte di Macron e anche di Scholz sono un riflesso della loro inetta politica di sostegno alle autorità ucraine a spese dei loro cittadini, e della loro idiota politica economica e migratoria».

Nessuna differenza fa, all’apparenza, tra il presidente francese che ultimamente aveva annunciato la possibilità di inviare soldati francesi in Ucraina, e il cancelliere tedesco che al contrario ha esitato a lungo prima di consentire l’uso delle armi tedesche in territorio russo. Brucia, però, la dichiarazione recente del ministro della Difesa di Berlino, Boris Pistorius, per cui l’Europa deve prepararsi alla guerra con la Russia nel 2029.

Ancor più nel dettaglio del voto entra un’altra voce alla quale l’Occidente è ormai abituato, quella della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. «Con le elezioni del Parlamento europeo, viene preservata la base ideologica dell’attuale corso politico autodistruttivo dell’Unione europea, basato sulla russofobia». E di rimbalzo alle accuse di interferenze e disinformazione da parte russa, la Zakharova denuncia che le elezioni europee si siano svolte «in condizioni di rigide limitazioni, di mancanza di concorrenza onesta e di una sfrenata campagna anti-russa».

Resta che la barra atlantista e europeista dell’Unione è confermata dalla vittoria in Germania della destra moderata che ha espresso alla presidenza della Commissione Europea Ursula von der Leyen, e dalla vittoria, ancora più eclatante, del premier italiano, Giorgia Meloni, rigorosamente in linea con gli Stati Uniti al punto di non far mancare nei momenti cruciali il sostegno a Kiev.

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