Cenare a tarda serata, più o meno intorno alle 23 o anche più tardi di notte aumenta il rischio di mortalità per qualsiasi causa: è questo il risultato di uno studio presentato durante la Giornata Mondiale del Sonno che si è tenuta lo scorso 15 marzo dalla Società Italiana di Diabetologia. “Mangiare notturno in termini di tempi, frequenza e qualità del cibo e rischi di mortalità per tutte le cause, cancro e diabete: risultati di un sondaggio nazionale sugli esami sanitari e nutrizionali”, è il titolo del lavoro pubblicato su Nutrition & Diabetes.
Lo studio ha messo in luce che il rischio mortalità nei pazienti diabetici diventava più del doppio tra quelli che cenavano negli orari compresi tra le 23 e le 24. Nel gruppo che consumava pasti considerati “ad alta densità energetica”, come dire pesanti, il rischio mortalità per qualsiasi causa è aumentato del 21%. “Abbiamo rivelato che, rispetto al non mangiare di notte, il consumo di cibo notturno era associato ad un aumento della mortalità per tutte le cause solo per i pasti tra le 23:00 e le 1:00, alla mortalità per cancro solo per i pasti tra le 1:00 e le 2:00 e alla mortalità per diabete mangiare tra le 22:00 e le 24:00”, spiegano gli studiosi.
Cenare tardi, insomma, creerebbe scompensi all’organismo soprattutto se diventa un’abitudine alimentare notturna, non certamente se si cena tardi ogni tanto o raramente. Gli studiosi sono quindi arrivati alla conclusione che il consumo di cibo notturno a quel gruppo di persone preso in esame (oltre 41mila) si associava a un aumento della mortalità per tutte le cause, cancro e diabete, con tempi, frequenza e qualità del cibo variabili. Viceversa, mangiare entro le 23 o assumere cibi a bassa densità energetica “potrebbe essere suggerito per la riduzione del rischio di mortalità in eccesso durante i pasti notturni”.
Il momento in cui vengono consumati i pasti è più importante di quanto si pensi”, ha spiegato il prof. Angelo Avogaro, Presidente della Sid, aggiungendo che “consumare pasti notturni ad alto carico energetico espone a rischi maggiori. Quindi la scelta degli alimenti è una strategia per contrastare i rischi dell’alimentazione notturna, sia essa per abitudine che per necessità professionali come avviene nei lavoratori notturni o turnisti”. Il tema a questo punto riguarda soprattutto i lavoratori notturni che hanno una massa corporea maggiore rispetto a chi lavora durante il giorno.
Il lavoro notturno determina una alterazione di numerosi profili metabolici con aumento dei trigliceridi, diminuzione del colesterolo ‘buono’, iperglicemia e aumento dell’emoglobina glicata – ha sottolineato Avogaro – Valori che tornano alla normalità quando si sospende la turnazione giorno/notte. In alcuni studi si è visto come i lavoratori notturni, a parità di calorie totali, tendano ad assumere cibi meno salutari e ultra-processati, come junk food che aumentano il rischio di obesità e diabete”.